Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale, raccoglierà le firme insieme alla Lega per cambiare la giustizia con otto referendum. “La riforma se non la fa il Parlamento la faranno i cittadini” ha detto Salvini, dicendosi convinto che una riforma “questo Parlamento con Pd e 5 Stelle non la farà mai”. “Legittime iniziative” avrebbe risposto (secondo Repubblica) alla notizia dei referendum la guardasigilli Cartabia, al lavoro sulla riforma del processo civile, penale e del Csm chiesta dall’Europa in cambio dei fondi del Recovery. “Stiamo facendo questa iniziativa politica nell’interesse dei cittadini, del governo Draghi e anche della ministra Cartabia” dice Turco al Sussidiario.
I quesiti verteranno su responsabilità civile dei magistrati, valutazione professionale delle carriere, Csm, magistrati fuori ruolo, trojan, custodia cautelare, separazione delle carriere, legge Severino.
Maurizio Turco, questi referendum non sono una sfiducia al governo e al ministro?
Assolutamente no. Anzi. Per noi Radicali se la maggioranza di governo, o una maggioranza parlamentare qualsiasi, garantisse di approvare una riforma della giustizia scritta dalla ministra Cartabia, sosterremmo la sua riforma a scatola chiusa.
Da dove nascono questi referendum?
Da lontano. La prima manifestazione del Partito Radicale per una giustizia giusta risale all’apertura dell’anno giudiziario 1967. Già allora c’erano problemi derivanti da una macchina lenta e da processi che si accumulavano. Da allora è stato un crescendo. Negli anni 90 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa scriveva che a causa della lentezza delle procedure civili, penali e amministrative, l’Italia metteva in pericolo lo stato di diritto.
L’ultimo atto è che voi Radicali avete trovato un accordo con la Lega per promuoverli.
Non è un accordo: come ha detto Salvini a Porta a porta, abbiamo deciso insieme di fare i referendum. Nessuno pensa di ricavarne un guadagno politico. Stiamo facendo quest’iniziativa politica nell’interesse dei cittadini, del governo Draghi e anche della ministra Cartabia.
L’idea quando prende forma?
Nel 2019 abbiamo realizzato che anche in questa legislatura non solo non ci sarebbe stata nessuna riforma della giustizia, ma che addirittura si rischiavano controriforme peggiorative.
La riforma Bonafede?
Non è una riforma, non posso giudicarla come tale.
Continui.
A metà gennaio ci siamo detti che tecnicamente era l’ultima occasione: o raccogliamo le firme tra luglio e settembre, o se ne parla nella prossima legislatura. A meno che nel 2022 non si vada a votare, ma vorrebbe dire che siamo in un paese che ha deciso di farsi massacrare dall’Unione Europea e dalla finanza internazionale.
Come siete arrivati alla Lega?
Vista la situazione, abbiamo ritenuto che l’unico che poteva rispondere positivamente fosse Salvini. E così è stato. Non ho problemi a riconoscere di avere avuto di lui un giudizio distorto da come viene rappresentato da tv e giornali. Ho trovato una persona diversa, il mio giudizio è nettamente positivo.
Facciamo una breve rassegna degli otto referendum. Responsabilità civile dei magistrati.
Va introdotta sul serio. La responsabilità civile dei magistrati c’è già in Italia (legge 117/1988, ndr), ma è solo il titolo della legge: nella pratica, non c’è! Se l’idraulico sbaglia l’impianto, ne risponde. Se sbaglia il magistrato, non succede nulla, anzi paga qualcun altro: io e lei.
Valutazione professionale delle carriere.
Se un giudice emette cento sentenze che in secondo grado, magari per le ragioni più incredibili, vengono ribaltate, quel giudice non può essere uno di quel 98 per cento di magistrati che si controllano vicendevolmente e si promuovono a vicenda. Se il 98 per cento dei nostri magistrati sono dei geni, non c’è bisogno di fare le liste elettorali per determinare chi andrà al Csm: basta sorteggiarli.
Consiglio superiore della magistratura.
Serve una riforma elettorale vera.
Magistrati fuori ruolo.
Chi fa il concorso per insegnare lettere nella scuola secondaria va a fare quello, non un altro lavoro. Tranne i casi previsti dalla legge, i magistrati devono fare i magistrati, stare in tribunale ad emettere sentenze, non essere distaccati altrove, nei ministeri o a fare i capi di gabinetto dei ministri, determinando al posto loro la politica del paese.
Custodia cautelare.
Solo per i reati più gravi. Ogni giorno ci sono tre persone che vanno in galera e che saranno giudicate innocenti. È un prezzo troppo alto.
Separazione della carriere.
Insieme all’Unione camere penali due anni fa abbiamo raccolto le firme per una proposta di legge che è in discussione in Parlamento. Purtroppo, quest’ultima è ormai una formula per dire che non se ne farà niente. Possiamo fare ben poco, perché si tratta di una modifica di rango costituzionale. Quello che si può fare attraverso il referendum, lo facciamo per dire che il problema ha una necessità e una urgenza che sono assolute.
Il trojan?
Ne chiediamo l’abolizione. Il trojan è di fatto il perfezionamento tecnico di quelle che venivano definite intercettazioni a strascico. Un parlamentare non può essere intercettato senza previa autorizzazione, ma se parla con qualcun altro che viene intercettato col trojan, si può sempre sostenere che non si voleva captare il parlamentare. E così la legge è aggirata.
Legge Severino.
Da abolire.
A che punto siete?
Stiamo lavorando sui quesiti, soprattutto per evitare che vi siano sorprese. Occorre che corrispondano a quella che nel tempo è diventata la prassi della Corte costituzionale nel giudicarli.
C’è un problema: in Italia la vera sfida non è fare una consultazione referendaria, ma vederla attuata.
Farei due considerazioni. La prima è che un referendum non è uno scontro tra partiti, ma tra posizioni politiche, in questo caso tra due concezioni diverse della giustizia, direi perfino della democrazia. C’è chi per salvare lo status quo è disponibile a mettere in pericolo lo stato di diritto e chi, per salvare lo stato di diritto, è disponibile a tutto. Noi, che ci riteniamo partigiani dello stato di diritto, su questo non intendiamo assolutamente cedere.
E la seconda?
La seconda considerazione è che c’è un fatto nuovo. Nell’87, quando facemmo il referendum sulla responsabilità civile del giudice, con noi Radicali c’erano liberali e socialisti e Craxi era addirittura capo del governo mentre raccoglievamo le firme. Eppure dopo la vittoria ci ritrovammo con una legge che negava la responsabilità civile. Il fatto nuovo è che questa volta c’è la Lega.
Che cosa intende?
Potrei sbagliarmi per un eccesso di fiducia verso Salvini, ma non lo credo. Per come io e lui ne abbiamo parlato, posso dire che stiamo facendo questi referendum per cambiare in meglio la giustizia.
Proprio perché il referendum interessa questioni che vanno al di là dei partiti, i vostri quesiti non potranno non interpellare anche il Pd. Che cosa si aspetta?
Se devo essere onesto, niente. Come può Letta aver detto oggi (parlando a Radio Immagina, ndr) che presenterà il suo progetto sulla giustizia “in settimana”? Perché non le conosciamo? La mia impressione è che stiano tutti rivedendo i programmi in funzione delle nostre proposte referendarie.
Letta ha anche detto che Salvini, parlando di referendum sulla giustizia, “butta la palla in tribuna”. Evidentemente vale anche per voi. Cosa risponde?
Forse gli sfugge che la tribuna sono i cittadini, che la palla la stiamo dando ai cittadini. Lui invece parla della tribuna come se là ci fosse una una plebe di ignoranti. Ma è ancora di sinistra il Pd? Me lo chiedo per i suoi elettori. Forse i dirigenti ritengono che gli elettori del Pd non siano in grado di capire cosa gli si chiede con questi referendum.
Quando ha incontrato la Cartabia avete parlato anche dei referendum?
No. Però ho avuto l’impressione di una persona che gioca in un altro campionato, una super-superlega. La sua gestione potrebbe essere un momento di grazia per la giustizia italiana.
(Federico Ferraù)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.