L’8 marzo, giornata scelta anche per la sua valenza simbolica, l’Irlanda è stata chiamata alle urne per decidere, tramite due differenti referendum, se la Costituzione ‘sessista’ andasse modificata. Una proposta avanzata dal primo ministro Leo Varadkar ed accolta incredibilmente bene anche dell’opposizione, oltre che dalla maggioranza. I sondaggi, peraltro, davano per praticamente certa la vittoria del ‘sì’ ad entrambi i quesiti formulati, ma la realtà è stata ben diversa.



Entrambi i referendum contro la Costituzione presunta sessista in Irlanda, infatti, sono stati bocciati, con una media del 60/70% e picchi, in alcune aree rurali, oltre l’80%. L’affluenza, invece, è stata ben sotto le aspettative, sinonimo dello scarsissimo interesse della popolazione, tanto per la proposta, quanto per le modifiche in sé. Il premier sui referendum puntava moltissimo, sottolineando in più occasioni che voti negativi avrebbero significato “un brutto passo indietro per il nostro Paese”. Dopo la bocciatura dei referendum in Irlanda per modificare la Costituzione sessista i partiti dell’opposizione, che avevano appoggiato la proposta, hanno apertamente attaccato il premier, sottolineandone la sconfitta e prendendo le distanze dalle proposte. Secondo il quotidiano Avvenire non si può escludere l’apertura di una crisi politica che porterà, probabilmente, ad elezioni anticipate.



Irlanda: quali erano le proposte contro la Costituzione ‘sessista’

Insomma, la Costituzione dell’Irlanda rimarrà quella attuale considerata per l’appunto “sessista”, con entrambi i referendum che bocciano fermamente ed ampiamente le modifiche. Si trattava, concretamente, di aggiustamenti di semplice tipo lessicale, che in quanto tali non sono stati pienamente compresi dalla popolazione (specialmente dal punto di vista dell’utilità). Da un lato si mirava a rimuovere il riferimento alla “istituzione del matrimonio, sul quale si fonda la famiglia”, propendendo per un più generico “unioni di lunga durata“.



La seconda modifica alla Costituzione sessista dell’Irlanda riguardava l’articolo 41.2 con il quale si riconosce “che, passando la sua vita in casa, la donna dà alla comunità un sostegno senza il quale il bene comune non potrebbe mai essere raggiunto”, optando per “l’attenzione e l’accudimento, da parte di membri di una famiglia, di altri dello stesso nucleo”. La prima modifica, secondo l’opposizione, così formulata avrebbe potuto portare al riconoscimento della poligamia o dei ricongiungimenti familiari di migranti. Il secondo, invece, avrebbe causato un boom di richieste di prestazioni di welfare, riconoscendo a chiunque accudisca un membro della famiglia la possibilità di richiedere sussidi. L’esito dei referendum contro la Costituzione in Irlanda è stato ben sintetizzato, dopo lo spoglio, dallo stesso premier, che l’ha definito “un fallimento totale” del quale se n’è assunto le piene responsabilità.