DOPO L’AUTONOMIA ORA LO IUS SOLI: LA SINISTRA TENTA LA CARTA REFERENDUM PER SPACCARE IL GOVERNO

«Fare fronte comune come per l’Autonomia»: l’idea della sinistra, esplicitata questa volta dal segretario di +Europa Riccardo Magi, è quella di lanciare un nuovo referendum sul tema dello Ius soli, da aggiungere alla pratica referendaria già presentata per abrogare la legge del Governo Meloni sull’Autonomia differenziata. In particolare, Magi e l’area ex Terzo Polo-radicale punta a cambiare la legge del 1992 sulla cittadinanza italiana, puntando sullo storico punto del programma di sinistra: lo Ius soli prevede che un cittadino italiano sia riconosciuto come tale dal momento che nasce sul territorio dello Stato, a prescindere da quale cittadinanza sia posseduta dai genitori.



Nell’idea del segretario di +Europa vi è la raccolta firme sulla piattaforma digitale, da poco “sbloccata” per la raccolta di 500mila sigle contro l’Autonomia differenziata: l’obiettivo di questo possibile nuovo referendum “contro” le politiche dl Governo Meloni è per l’appunto «fare fronte comune», ergo coinvolgendo le altre opposizioni, associazioni e terzo settore (sia laico che cattolico). Come spiega lo steso Magi a “Repubblica”, l’idea è quella di abrogare alcuni passaggi della legge del 1992 sulla cittadinanza: nello specifico, verrebbe eliminata la parte in cui è obbligatorio per chi nasce in Italia la richiesta della cittadinanza solo dopo i 18 anni. Già avviati i contatti fra Magi e gli altri leader del Centrosinistra, in particolare Schlein-Pd, Bonelli e Fratoianni-AVS, ma anche con Conte-M5s. Un “campo largo” sempre più affidato alla scommessa dei referendum per provare a minare il consenso del Governo Meloni, sui temi legati alla riforma dell’Autonomia e ora anche sul fronte migranti.



REFERENDUM IUS SOLI: COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI MAGI (+EUROPA). COSTITUZIONALISTI: “NON SI DEVE FORZARE”

L’occasione di un possibile referendum sullo Ius soli, scrive Riccardo Magi sui social, «per lanciare una stagione referendaria per i diritti grazie alla conquista della firma digitale per cui ci siamo battuti e rivitalizzare lo strumento dei referendum che consentono ai cittadini di decidere davvero». Non solo, la legge attuale sulla cittadinanza secondo l’ex militante dei Radicali è di fatto vecchia di 30 anni, oltre che «anacronistica rispetto alla mutata composizione della popolazione italiana, ma anche inadeguata alla sfida dell’inverno demografico». A raccogliere l’invito di +Europa si accoda subito Laura Boldrini del Pd – «Referendum sia pungolo a Parlamento per occuparsi dei diritti» mentre da AVS, Italia Viva e M5s resta da valutare se lo strumento del referendum abrogativo sia quello adatto.



Nicola Fratoianni di AVS sposa la linea dello Ius soli, ma sottolinea in una nota come «la valutazione da fare riguardo lo strumento del referendum e la tempistica, perché ci sono diversi quesiti sul tavolo, bisogna stare attenti a non diluirli»: stessa posizione anche per Ivan Scalfarotto (Italia Viva) e Alessandra Majorino in quota 5Stelle. Un “campo largo” dunque anche sullo Ius soli – o meglio, sul Referendum abrogativo della legge sulla cittadinanza – che è tutt’altro che unito per il momento. Autonomia, Jobs act Renzi ed eventuale Premierato: se vi fosse anche il referendum per lo Ius soli, il prossimo futuro della politica referendaria sarebbe alquanto sollecitato e non è detto che 4 temi così disparati tra loro possano portare più gente alle urne se tenuti assieme affinché affrontati singolarmente. Già da tempo gli esperti costituzionalisti e giuristi ammoniscono sulla presentazione di troppi referendum tutti assieme, come ha ripetuto in questi giorni la costituzionalista Serena Sileoni a “La Stampa”: «usare con cura i referendum, non colmare la debolezza del sistema politico con la forza dell’opinione pubblica».