L’affluenza per il referendum sulla separazione di Venezia da Mestre è cresciuta, ma il quorum non è stato raggiunto. I dati ufficiali parlano chiaro: su 206.553 iscritti hanno votato 44.887, quindi la percentuale è del 21,73 per cento. Siamo dunque ben lontani dal 50 per cento più uno, la soglia per poter decretare valida la votazione. In ogni caso prosegue lo spoglio delle schede, il cui risultato ovviamente a fronte di questa scarsa affluenza non avrà conseguenze. Ma il separatista Sitran non si sofferma sul mancato raggiungimento del quorum: «Per la prima volta vinceranno i sì. Il quorum non conta», ha dichiarato al Corriere della Sera. Ma quando siamo a 27 sezioni scrutinate su 256, il No è al 52,96 per cento, mentre il Sì al 47,03 per cento. Il risultato, lo ribadiamo, non è decisivo, ma quello definitivo sarà comunque indicativo nelle riflessioni politiche. (agg. di Silvana Palazzo)
REFERENDUM SEPARAZIONE VENEZIA MESTRE: FLOP AFFLUENZA
7,23% alle ore 12, solo 18,64% alle ore 19: l’affluenza al referendum per la separazione di Venezia e Mestre è un flop semi-totale. Quando mancano ormai solo due ore alla chiusura dei seggi, diventa praticamente impossibile pensare che venga raggiunto il quorum di 50% più uno per poter decretare valido il quinto e forse ultimo richiamo alle urne per i cittadini veneziani in poco più di 40 anni. A meno di colpi di scena clamorosi che portino alle urne il 30% degli venti diritto in poco meno di 4 ore, si avvia il medesimo esito con risultati “neutralizzati” come nel precedente referendum: a pesare e molto sull’astensione è stata la “terraferma” con gli abitanti di Mestre che hanno disertato il voto in maniera fortissima (presenti al voto solo il 14,72% alle ore 19). Un afflusso più massiccio, ma anche numericamente meno ‘impattante’, si è avuto in centro storico (27,16%) e nelle isole della laguna (23,56%); il Comitato per il Sì alla separazione è però già pronto al ricorso, come emerso in giornata da Venezia. Se il referendum non passerà sono pronti i ricorsi contro la soglia del 50 per cento: sostengono i pro-Sì che il quorum «è illegittimo perché non sarebbe previsto dalla Costituzione e dalla legge regionale».
VENEZIA-MESTRE, QUESITO REFERENDUM SU SEPARAZIONE COMUNI
Dalle ore 7 alle 23 si vota oggi in Veneto per il referendum sulla separazione di Venezia e Mestre: si tratta del quinto voto negli ultimi 40 anni e sancirà, forse definitivamente, se la Laguna e la “terraferma” rimarranno unite o si separeranno. Chiamati al voto tutti i cittadini di Venezia e Mestre che, ricordiamolo, al momento sono sotto un unico Comune anche se ovviamente “divisi” a livello geografico e del territorio con 180 milioni di abitanti su 260 che vivono sulla terraferma. Occhi puntati sul voto del referendum specie per la situazione che solo qualche settimana fa versava l’intero Comune di Venezia, devastato dal maltempo e dall’acqua alta eccezionale che ha toccato i 187 centimetri d’acqua nella terribile notte del 12 novembre per l’intera Serenissima. Capire come si vota è estremamente semplice, basta presentarsi alle urne e sulla scheda elettorale fornita rispondere Sì o NO al quesito proposto, che recita: «È lei favorevole alla suddivisione del Comune di Venezia nei due Comuni autonomi di Venezia e Mestre, come da progetto di legge di iniziativa popolare numero 8?». Da un lato le spinte “separatiste” per chi è convinto che con il Sì al Referendum si possano concentrare meglio le spese e gli oneri per il Comune di Venezia, stretto sotto la morsa di problemi idrogeologici, crollo demografico e impennata di turisti; dall’altro, chi è per il “No” intende richiamare l’unità storica e sociale del territorio di Venezia che oltre alla Laguna comprende anche la terraferma dove sono inseriti anche i produttivi porti di Marghera e della stessa Mestre.
REFERENDUM VENEZIA-MESTRE: LE POSIZIONI (INSOLITE) DEI PARTITI
Il Referendum per la separazione tra Venezia e Mestre è il quinto della storia: si è votato infatti anche nel 1979, nel 1989, nel 1994 e nel 2003 e in tutti i 4 casi precedenti ha sempre vinto il “No” alla separazione, anche se già il Referendum del 2003 non passò per il quorum non raggiunto. All’epoca dell’unità politica e territoriale – nel 1926 – la situazione era diametralmente opposta ad oggi: Mestre contava poco più di 30 mila abitanti mentre a Venezia risiedevano circa 175 mila persone. Oggi tutto è ribaltato e a Venezia il crollo demografico e i trasferimenti sulla “terraferma” sono all’ordine del giorno, specie con le emergenze del maltempo, dell’acqua alta e del turismo “sfrenato” in Laguna. Anche a livello politico, la “divisione” sul Referendum è alquanto insolita: M5s (con forte appello di Beppe Grillo, ndr) e Fratelli d’Italia per il Sì alla separazione, Pd-Forza Italia per il No, la Lega non si esprime e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro del tutto contrario a questo quinto referendum «Piccolo è bello, ma grande è meglio. La storia ci insegna che Venezia deve restare unita, perché solo così è fortissima». L’invito del sindaco è a non votare per non far raggiungere il quorum, ma le spinte di separazione restano comunque molto forti: «Frenare lo spopolamento, non essere condannati all’irrilevanza, dare rappresentanza anche politica alle istanze della città» spiega così Marco Gasparinetti, portavoce del gruppo “25 aprile” (data della Liberazione e di San Marco, ndr) spiegando i vantaggi del Sì al Referendum Venezia-Mestre. Risultati effettivi si avranno forse già nella notte, anche se saranno definitivi domani mattina in attesa della comunicazione ufficiale al Consiglio Regionale del Veneto dello stesso Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.