Inviare armi in nome della pace. Il messaggio che sembra voler passare sembra questo, sebbene abbia qualcosa di contraddittorio. Ed è forse su questo presupposto che è stata aperta la raccolta firme per provare a fermare l’invio delle armi in Ucraina. Un’occasione, questa, per consultare la popolazione e chiedere qual è la sua opinione al riguardo. Tra i promotori troviamo Ugo Mattei, docente di diritto privato presso l’Università di Torino nonché attivista pacifista. Molti si ricorderanno di lui anche per le sue battaglie anti green pass. Già in piena pandemia il giurista infatti aveva tentato la strada del referendum (poi naufragata) per abolirne l’obbligo.



Intervistato a La Verità il professore ha spiegato la ratio dell’utilizzo di questo strumento democratico, considerandolo l’unico mezzo con cui dare voce alla volontà del popolo. “Il referendum è l’unico strumento che resta nelle mani del popolo quando l’intera classe politica ne tradisce le volontà. In Parlamento, tanto la maggioranza quanto le opposizioni, hanno assunto delle posizioni fortemente guerrafondaie, tranne pochissime eccezioni. In questi casi, il referendum è l’arma fisiologica per superare la rappresentanza in favore della democrazia diretta. Probabilmente non è il miglior modo possibile, ma è l’unico modo possibile”.



Ugo Mattei: “Gli italiani non vogliono che i soldi vengano buttati via in armamenti”

La raccolta delle firme è iniziata il 23 aprile e si protrarrà per 90 giorni. Per poter passare al vaglio della Corte Costituzionale, allo scadere del termine, dovranno essere raggiunte 500mila firme. Obiettivo sicuramente ambizioso ma non improbabile. In ogni caso, qualora tutto filasse liscio, il referendum non sarebbe indetto prima del 2024. Al riguardo non mancano critiche da parte di chi punta il dito contro i promotori del referendum stesso, sostenendo di volar lasciare sola l’Ucraina in un momento così complicato.



Ugo Mattei ha posto l’accento invece sullo spreco di denaro ai danni delle tasche degli italiani nel finanziare armi all’Ucraina: “i governi Draghi e Meloni si sono completamente allineati alle posizioni atlantiste, che secondo noi sono minoritarie nel Paese. Gli italiani non vogliono la guerra, non vogliono che i soldi vengano buttati via in armamenti, preferirebbero di gran lunga che fossero utilizzati per costruire degli ospedali e non degli arsenali”.

Referendum: solidarietà all’Ucraina attraverso modalità diverse dalle armi

Il professore ha anche voluto sottolineare come il nostro Paese ripudi la guerra, mentre nell’inviare le armi sembra invece controvertire il dettato costituzionale appoggiando il conflitto. Non ha mancato anche di rimarcare come la solidarietà all’Ucraina potrebbe essere manifestata in altro modo, esulando da ogni tipo di interesse economico.

“(…) Possiamo essere solidali in altri modi con il popolo ucraino e con quello russo, che sono entrambi i grandi perdenti del conflitto. Ci sono tanti Paesi della Nato che non si sognano di mandare armi sul teatro di guerra, tant’è che per inviarle abbiamo dovuto approvare due leggi che derogano a un principio generale contenuto nella legge del 1990, per cui non si mandano armi in teatri di guerra attivi. I nostri governi hanno fatto una scelta politica, legata a interessi ben specifici dell’asse atlantico, il quale, sappiamo bene, è fatto di soggettività che approfittano economicamente di un teatro di guerra che resta aperto. La gente dovrebbe chiedersi che cosa vuol dire vincere questa guerra”. Queste le parole di Ugo Mattei.