Il risultato del referendum in Svizzera sulla legge che inasprisce le norme sul possesso d’armi ha visto il trionfo del Sì, votato al 63,7% da tutti i cantoni meno il Ticino che è l’unico ad aver avuto come maggioranza il NO. Lo indica l’agenzia elvetica Ats dopo che le votazioni nelle scorse ore avevano visto uno scontro politico piuttosto serrato tra i diversi partiti svizzeri impegnati sul tema della sicurezza che così tanto ha interessato anche l’Italia nel primo e secondo Dl Sicurezza e nella direttiva sulla Legittima Difesa. «Il testo, approvato dal parlamento e contestato da un referendum, riprende la direttiva dell’Unione europea in materia e si iscrive nelle misure di lotta al terrorismo», rilancia l’Ansa. La Svizzera in questo modo, pur non essendo un membro ufficiale dell’Unione Europea, si conferma associata agli accordi europei di Schengen e Dublino.



REFERENDUM SVIZZERA: CF, “SODDISFATTO DEI SÌ”

Il Governo aveva avvertito gli elettori di Svizzera che la vittoria del No al referendum avrebbe addirittura portato un’esclusione della Confederazione dei Trattati Europei: «Peccato che la popolazione abbia seguito l’argomentazione della paura con Schengen. E’ un po’ triste ma accettiamo il risultato» cha fatto sapere dopo i risultati Olivia de Weck vicepresidente di ProTell, la lobby pro-armi che si era mobilitata negli scorsi mesi contro la legge anti-armi che introduce il divieto per le armi semi-automatiche dotate di un caricatore di grande capacità. D’ora in poi collezionisti e tiratori sportivi potranno acquistare armi ma richiedendo «una autorizzazione eccezionale: dopo cinque anni, e in seconda istanza dopo dieci, dovranno dimostrare che continuano a praticare regolarmente l’attività». Il Consiglio Federale si è detto soddisfatto degli esiti del referendum mentre il Presidente della Confederazione Ueli Maurer ha sottolineato che il “sì” alla riforma fiscale e del finanziamento dell’AVS (RFFA) è stato superiore alle attese. Il Ministro della Giustizia invece ha fatto sapere che «La tradizione del tiro non sarà toccata e anche per le armi di ordinanza non ci saranno cambiamenti. In questo modo restiamo fedeli alla comprovata politica delle armi della Svizzera».

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