Ha vinto il Sì, dunque il Governo, ma la Svizzera resta comunque l’unica realtà in Occidente che ha posto all’attenzione dei cittadini – nella formula del referendum – la gestione della pandemia dell’ultimo anno e mezzo. Erano in tutto 5 le votazioni attese per oggi in tutto il territorio svizzero, con i riflettori però accesi quasi unicamente sulla cosiddetta “Legge Covid” approvata dal Governo lo scorso settembre 2020: si tratta della legge federale sulle basi legali delle ordinanze del Consiglio Federale (Governo, ndr) volte a far fronte all’epidemia di Covid-19, in pratica lo strumento legale scelto dal Governo federale per normare e gestire le prime fasi della crisi coronavirus.
La legislazione, composta da 14 articoli inizialmente, aveva lo scopo di creare una solida base legale per le decisioni prese dal governo tra la metà di marzo fino alla metà di giugno del 2020: è stata emendata in più occasioni e prevedeva le decisioni sullo stato di emergenza, il lockdown, i sostegni finanziari, le chiusure, le spese sanitarie e in generale conferiva al Governo fino alla fine del 2021 la facoltà di introdurre ulteriori restrizioni qualora necessarie (solo però consultandosi in quel caso con il Parlamento, le autorità dei 26 Cantoni e le organizzazioni padronali). Quando ormai mancano poche centinaia di voti da spogliare, il Sì alla Legge Covid (per confermarla) ha ottenuto il 60,1% dei voti, mentre il No si ferma a 39,9. Un netto “sì” del popolo svizzero alla Legge Covid-19 che però non scoraggia i Giovani dell’SVP-UDC (Destra), tra i promotori del referendum attuale: «inizieremo una nuova raccolta di firme per un referendum contro le modifiche della legge risalenti al 19 marzo scorso. In caso di nuovo referendum, ci attendiamo un ‘no’ alla legge Covid-19, poiché i favorevoli non potranno più nascondersi dietro agli aiuti finanziari», attacca il presidente dei Giovani UDC David Trachsel.
SVIZZERA, COSA PREVEDEVA IL REFERENDUM
Se la legge fosse stata affossata, sarebbe rimasta in carica solo fino a settembre 2021 quando scadrà lo stato d’emergenza in Svizzera: così non avverrà visto la conferma popolare della Legge Covid, ovvero la conferma dell’impianto legislativo scelto dal Governo svizzero negli scorsi mesi. Gli oppositori ritenevano la legge non solo superflua («le misure possono essere introdotte anche senza conferire speciali poteri al Governo», lamentano i promotori) ma anche pericolosa in quanto a precedente storico per permettere ad un Governo «di imporre in futuro un regime autoritario». Tra i tanti critici alla Legge Covid, comunque in minoranza rispetto alla restante parte del Paese, si è anche la considerazione circa i lockdown: il limitato numero di vittime avvenuto per fortuna in Svizzera, non si ritiene giustificata la chiusura di negozi, ristoranti e la privazione della libertà personali su distanziamento e obbligo mascherina. Come riportano Swissinfo.ch, i sostenitori della legge (vincitori nel Referendum) affermano « il testo è un passo necessario in linea con una clausola menzionata nella legge svizzera sulle epidemie, la quale prevede che provvedimenti governativi di emergenza debbano passare al vaglio del Parlamento entro sei mesi».
GLI ALTRI REFERENDUM
La Svizzera è il primo Paese al mondo a sottoporre le norme e le scelte sul Covid ai propri cittadini, facendolo tra l’altro con lo strumento di partecipazione democratica per eccellenza qual’è il referendum: si tratta del consueto sistema politico federale svizzero, con diritto di veto posto ai cittadini per ogni legge/emendamento prodotto da Governo e Parlamento. Non vi era però la sola Legge Covid in discussione oggi nelle votazioni odierne in Svizzera: erano in tutto 5 i Referendum all’attenzione dei cittadini, eccoli.
– Referendum “per acqua potabile pulita e cibo sano”: No: 60,84%
Si: 39,16%
– Referendum “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici“: No: 60,70%
Si: 39,30%
– Referendum sulla CO2, emissioni di gas a effetto serra: No: 51,76%
Si: 48,24%. «La legge sul CO2 andava nella direzione sbagliata: prendeva di mira le persone e lasciava fuori i grandi inquinatori», è quanto sostiene Franziska Meinherz del comitato referendario per un’ecologia sociale, per il quale la politica ambientale deve andare di pari passo con quella sociale «Questo risultato dimostra che la popolazione non vuole misure che rendano la vita quotidiana più costosa».
– Referendum per la legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo: Si: 56,62% No: 43,38%