Il Regeneron, ovvero il farmaco (ma sarebbe più esatto in questo caso parlare di un cocktail) sperimentale di anticorpi monoclonali somministrato a Donald Trump dopo il suo ricovero a causa del Covid-19 sarebbe stato sviluppato a partire da alcune cellule derivate dal tessuto di feti abortiti diversi anni fa. Dopo che l’attuale inquilino della Casa Bianca ha annunciato alla stampa di essere guarito e ha promesso gratis alla popolazione americana lo stesso farmaco che lui aveva usato (definito da lui stesso “una benedizione di Dio”) è scoppiata la polemica dal momento che l’impiego delle cellule derivate da tessuto fetale è sempre stato osteggiato dal Presidente degli Stati Uniti: a rivelare questa indiscrezione è stato il “New York Times”, ricordando anche che il medesimo tipo di cellule è stato usato per testare un altro farmaco assunto da Trump, l’antivirale Remdesivir. Se confermata, la notizia potrebbe metterebbe in difficoltà The Donald proprio nel delicato momento della campagna per le Presidenziali 2020 di novembre dato che secondo quanto riportano oggi i media USA indispettirebbe parte del suo elettorato, specialmente quello che fa capo al movimento “Pro Life” e di estrazione evangelica.
REGENERON SVILUPPATO CON TESSUTI DI FETI ABORTITI? MISTERO SUL FARMACO USATO DA TRUMP
Ma cosa c’è di vero nell’indiscrezione riferita dal quotidiano newyorchese? In passato, ha ricordato un pezzo dello stesso NYT, proprio l’amministrazione Trump aveva deciso di sospendere lo stanziamento di fondi federali per quelle ricerche scientifiche che facevano ricorso proprio ai tessuti fetali derivati dagli aborti selettivi al fine di “promuovere la dignità della vita umana” come aveva anche ricordato in più occasioni lo stesso Ministero della Salute. Tuttavia al momento, nonostante alcuni quotidiani a stelle e strisce riportino l’indiscrezione, non vi sono conferme circa l’esatta composizione di questo cocktail di farmaci: va ricordato che lo scorso maggio Leonard Schleifer, CEO di Regeneron, aveva annunciato che nel giro di poche settimane sarebbero state a disposizione ingenti quantità di anticorpi contro il Coronavirus pur senza entrare nel dettaglio e confermando che il Regeneron si basa sull’impiego degli anticorpi monoclonali, ossia proteine di origine umana che agiscono come quelle prodotte naturalmente dal nostro sistema immune per combattere i virus. Tuttavia secondo il MIT Technology Review, al fine di testare la forza di questi anticorpi, Regeneron avrebbe usato la HEK 293T, una linea di cellule derivata dal tessuto dei feti abortiti mentre Alexandra Bowie, portavoce della società, ha dal canto suo confermato l’impiego della linea cellulare ma negando seccamente invece il ricorso a qualsiasi tipo di tessuto fetale.