Dell’infinito e drammatico “caso” Regeni, è il direttore di “Libero” Pietro Senaldi a ribadire un’amarissima ma tremenda verità forse rimasta in chiaroscuro in questi ultimi giorni di discussioni circa la Legione d’Onore: Augias, Melandri, Castellina e altri esponenti della politica e cultura italiana hanno restituita la massima onorificenza francese perché data da Macron al Presidente egiziano Al Sisi, per Senaldi però così non si coglie il punto nodale della questione. «La Procura di Roma ha fatto un’indagine straordinaria, riuscendo a provare, attraverso tabulati e cellule telefoniche, che Regeni è stato torturato e ucciso perché i suoi studi sull’opposizione dei sindacati al regime davano fastidio, e a incriminare quattro ufficiali egiziani», scrive il direttore nel suo editoriale su “Libero”. Insomma, la verità su Regeni inizia ad emergere ma allora non è tanto la Francia, Al Sisi o Macron da dove “attaccare”: «l’unica cosa che possiamo rimproverarci è di non aver difeso abbastanza il ragazzo quando era in vita e, già in Egitto, aveva chiesto più volte aiuto all’ambasciata italiana».



IL CASO REGENI E L’AMARA VERITÀ

La diplomazia italiana, secondo Senaldi, ha fallito nel suo tentativo di chiarire davanti al regime egiziano – all’epoca dei fatti – come Giulio Regeni non fosse un uomo dei servizi segreti inglesi, «bensì un giovane strumentalizzato dalla sua professoressa, la britannica Maha Mahfouz Abdelrahman. Una figura ambigua che, prima di iniziare un anno sabbatico che diventerà più lungo di un lustro, dichiarò di aver mandato Giulio al massacro». Il dramma dunque è che, dopo aver fallito nel difenderlo quando era in vita, ora di questa verità giudiziaria emersa lo Stato italiano sa ben poco cosa farsene: «Se c’è un pezzo di carta da restituire non è la Legione d’Onore ma il passaporto dell’Italia, un Paese imbelle», attacca Senaldi. Al Sisi “indifferente” alle proteste di Conte e Di Maio, Italia per nulla considerata neanche sul caso ignobile dei pescatori prigionieri da 106 giorni nelle mani di Haftar in Libia, Italia ancora non considerata come forza nel Mediterraneo: per il direttore di Libero, «Estrema umiliazione, dopo che il Pd ha rifiutato la proposta della Ue di nominare commissario speciale per la Libia Minniti, ritenuto dalla sinistra troppo poco ortodosso, per riavere i nostri pescatori dovremo chiedere aiuto alla Bulgaria, da dove proviene l’attuale commissario».

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