La procura di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci agenti di polizia penitenziaria del carcere della stessa città, che avrebbero torturato un detenuto. «Vengano processati per tortura, lesioni e falso», questo quanto chiesto dal pubblico ministero Maria Rita Pantani, come si legge sul Corriere della Sera.
A far scattare le indagini era stato il detenuto stesso vittima di violenza, episodio che sarebbe stato registrato in parte dalle telecamere del carcere di Reggio Emilia e in cui si notano gli agenti, tutti uomini, che avrebbero incappucciato un 41enne di origini tunisine con una federa, dopo di che lo avrebbero gettato a terra, e poi lo avrebbero riempito di botte.
REGGIO EMILIA, DETENUTO INCAPPUCCIATO E MASSACRATO DI BOTTE: L’AVVOCATO DELLA VITTIMA
«Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso» è il commento dell’avvocato Luca Sebastiani, legale del detenuto vittima di pestaggio.
Il quotidiano di via Solferino descrive il pestaggio in carcere attraverso le parole “Calci e pugni, mani e piedi tenuti fermi, «passeggiate» sul corpo con gli scarponi d’ordinanza”, dopo di che il 41enne sarebbe stato denudato e sollevato, quindi picchiato ancora, poi condotto in una cella di isolamento e lasciato lì per un’ora. Un episodio che risale al 3 aprile del 2023: 4 giorni dopo lo stesso detenuto ha sporto denuncia. Una volta scattate le indagini il gip ha autorizzato la sospensione di alcuni agenti, parlando di un comportamento «brutale, feroce e assolutamente sproporzionato».
REGGIO EMILIA, DETENUTO INCAPPUCCIATO E MASSACRATO DI BOTTE: IL COMMENTO DI ILARIA CUCCHI
Un episodio che era stato citato anche dalla senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto a seguito di un pestaggio da parte delle forze dell’ordine: «Ho potuto constatare con i miei occhi le drammatiche condizioni in cui vivono i reclusi in quel carcere – aveva detto la senatrice dopo una visita all’istituto penitenziario reggino – ringrazio la procura per il prezioso lavoro. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l’ennesima dimostrazione dell’importanza di aver approvato una legge che punisse la tortura nel 2017. Le carceri dovrebbero essere luoghi rieducativi, ma purtroppo sono vere e proprie bombe ad orologeria pronte ad esplodere».
Dei dieci agenti, tre sono indagati anche per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale: avrebbero infatti falsificato delle relazioni, raccontando di aver picchiato il detenuto in quanto lo stesso aveva opposto resistenza e aveva con se delle lamette. Un’ipotesi che però non sembra corrispondere nei fatti o per lo meno questo è quello che sostiene la procura di Reggio Emilia. Il prossimo 14 marzo si terrà l’udienza da cui si capirà se i dieci dovranno subire un processo o meno.