In Nicaragua va avanti la repressione della Chiesa cattolica: un altro parroco, Jaime Iván Montesinos Sauceda della parrocchia Juan Pablo II del municipio di Sébaco, è stato arrestato di recente. Il prete, come riportato da Avvenire, è stato bloccato mentre era in strada con un pretesto. Il comunicato della Polizia riporta che era “in attitudine sospetta, in stato di ebbrezza e in compagnia di una giovane”.
L’accusa reale, tuttavia, è quella di “tradimento”, come era accaduto per tutti gli altri parroci finiti nel mirino del regime di Daniel Ortega e della vicepresidente e moglie, Rosario Murillo. Alcuni sono stati arrestati e si trovano tuttora dietro le sbarre, mentre altri sono riusciti ad esiliare. Padre Sauceda, nel dettaglio, è imputato per “atti che minacciano la sovranità, l’indipendenza e l’autodeterminazione del Paese”, ovvero l’ex articolo 1 della legge 1.055. Per questi ed altri presunti crimini di “cospirazione”, in passato, il vescovo di Matagalpa, Rolando Älvarez, è stato condannato a 26 anni e 4 mesi di carcere. Il timore è che al sessantunenne possa accadere lo stesso.
Ortega fa arrestare altro parroco in Nicaragua: le accuse a Padre Sauceda
Padre Jaime Iván Montesinos Sauceda è dunque l’ultimo parroco della lista di quelli che sono stati fatti arrestare in Nicaragua dal presidente Daniel Ortega, che sta portando avanti la repressione nei confronti della Chiesa cattolica, che viene accusata di avere sostenuto la rivolta sociale del 2018 che ha portato a oltre 300 morti e migliaia di feriti.
Anche Papa Francesco, da parte sua, ha espresso preoccupazione. Il direttore della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alessandro Monteduro, ha ricordato che solo qualche giorni fa era stato “rapito un altro sacerdote dagli uomini del regime”, ovvero Padre Eugenio Pastor Rodriguez, parroco della Divina Provvidenza a Jalapa. Il 22 maggio scorso era toccato invece a Leonardo Guevara, parroco della Cattedrale di Estelí, secondo quanto ha denunciato la diocesi del dipartimento al nord del Paese.