GIUNTA REGIONE SICILIA SI SPACCA SU LEGGE E NOMINE: COS’È SUCCESSO
La crisi era nell’aria e ora per la giunta di Renato Schifani in Regione Sicilia si apprestano giorni di forte tensione politica dopo la spaccatura avvenuta oggi in Ars (Assemblea Regionale Sicilia): il voto che ha infatti bocciato la legge “salva-ineleggibili” oltre alle nomine della sanità ha di fatto aperto la crisi politica dopo che i rapporti già negli scorsi mesi erano stati piuttosto tesi tra le varie forze di Centrodestra presenti in giunta. In seguito al voto negativo per la giunta Schifani, gli assessori di Fratelli d’Italia hanno disertato la riunione di giunta convocata dal Governatore, di fatto “tricerandosi” in una sorta di “Aventino” in salsa siciliana.
I 4 assessori in quota Meloni si sono ammutinati disertato la riunione di Schifani e fanno sapere all’ANSA come «La decisione del presidente Renato Schifani di nominare i manager della sanità in Sicilia in assenza degli assessori di Fratelli d’Italia apre la crisi di governo». La legge è stata proposta nelle scorse settimane dal capogruppo FdI in Ars, Giorgio Assenza, e nei fatti offre una norma di interpretazione autentica retroattiva che offre un “salvagente” a tre deputati di Fratelli d’Italia dichiarati ineleggibili dal Tar Sicilia (e in attesa del giudizio in appello): si tratta di Giuseppe Catania eletto nel collegio di Trapani, Nicola Catania a Caltanissetta, Letterio Daidone a Catania. La proposta però in aula è stata bocciata con 34 voti contrari solo 30 favorevoli: va considerato che la maggioranza aveva presenti 39 deputati, con 25 per l’opposizione (compreso l’ex presidente Ars Gianfranco Miccichè, forzista iscritto al Misto in polemica con Schifani) e perciò sono venuti meno almeno 9 voti in teoria pro-giunta.
SULLO SFONDO IL CAOS NOMINE PER LA GIUNTA SCHIFANI
A quel punto esplode la massima tensione all’Ars: come racconta la cronaca di Repubblica Palermo, il Presidente di Regione Sicilia ha lasciato l’aula molto irritato, con lui anche il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che lasciando il banco di presidenza si è unito agli altri assessori FdI tutti rinchiudi nell’ufficio di Torre Pisana. «Se qualcuno anche tra i banchi del governo ha votato contro — racconta a Repubblica un esponente di FdI Sicilia — deve uscire dalla giunta». I riflettori, secondo le fonti diverse in Regione Sicilia, sono puntati sull’assessore leghista Luca Sammartino, contrario non da oggi alla legge “salva-ineleggibili”: secondo l’accusa politica delle opposizioni, tra quelli che potrebbero essere ripescati in Ars al posto dei deputati “a rischio”, sarebbero infatti 2 pronti ad iscriversi per la Lega regionale. Malumori però erano emersi anche dai banchi della Dc e di Forza Italia, tanto che la norma in commissione era passata solo per il rotto della cuffia con i voti di FdI e Mpa.
Alla prova dell’aula invece, con il voto segreto richiesto dal Pd, la tenuta della maggioranza Schifani si è sfaldata e così anche la norma è stata affossata: non solo, dopo l’uscita dei deputati FdI dall’Ars, la maggioranza ha proceduto ad approvare le nomine dei nuovi direttori generali di Asp e ospedali, scatenando ancora più le ire dei meloniani. Eppure solo nella serata del 31 gennaio era lo stesso Governatore Schifani su Facebook a celebrare le nomine ufficializzate sulla sanità regionale: «abbiamo definito i nuovi assetti della sanità in Sicilia nei tempi che avevamo stabilito. È un altro impegno rispettato, così come quello relativo alle selezioni per il ruolo di direttori sanitari e amministrativi che dovranno affiancare i nuovi manager». Solo 24 ore dopo il governo di Sicilia è nuovamente a rischio e con esso anche le prossime riforme improntate dal Centrodestra siciliano: ora FdI vuole ridiscutere l’elenco approvato anche se in precedenza proprio Schifani aveva concordato con i vertici di Fratelli d’Italia e con gli stessi assessori il gruppo di nomi poi oggi contestato. Al momento resta la tensione ma nessuno si è dimesso e si attendono le prossime ore per capire se un rimpasto di Governo in Ars basterà scelta per evitare la caduta della giunta Schifani.