Nell’ultima bozza circolata del nuovo Dpcm – che avrà valore dal 5 novembre fino al 3 dicembre prossimo – la porzione dedicata al tema Regioni è la più delicata e ancora quella dove sciogliere gli ultimi nodi: il decreto affida al Ministro Speranza la responsabilità di suddividere in 3 aree di rischio le Regioni italiane, ma resta il “giallo” della terminologia utilizzata dallo stesso documento Iss (la base del nuovo Dpcm, ndr) che parla di “livelli 1-2-3-4”. Secondo la “traduzione” delle anticipazioni del Corriere della Sera, nella zona “arancione” (dicitura esatta “livello 3”) si attuerà un lockdown semi-totale: «vietato ogni spostamento, in entrata e in uscita, dalla Regione (salvo che per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza). Saranno consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti n cui la stessa è consentita, e sarà consentito il rientro nel proprio domicilio o nella propria residenza». Sarà inoltre vietato ogni spostamento in un comune diverso dal proprio «salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili nel proprio comuni»; sospese inoltre le attività di ristorazione, tranne mense e catering. Per quanto riguarda invece le Regioni con scenario di massima gravità (zona rossa, livello 4) il Dpcm impone: divieto ogni spostamento in entrata e uscita dalla Regione e anche tra i Comuni; chiusi i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie, edicole; chiusi i mercati di generi non alimentari; chiusa la ristorazione; Dad dalla seconda media in su; chiusi parrucchieri e centri estetici (che invece sono aperti nelle “zone arancioni”). Al momento, le Regioni a rischio lockdown restano Lombardia, Piemonte, Alto Adige, Valle d’Aosta e Calabria.



COSA COMPORTA LA ZONA ROSSA

Sono due gli ultimi “nodi” da sciogliere prima della pubblicazione del nuovo Dpcm e riguarda quel complesso meccanismo-algoritmo di 21 parametri annunciato ieri dal Premier Conte: in primis cosa e perché porta una Regione ad entrare in zona rossa, arancione e verde. In secondo luogo, elemento ancora più importante per i cittadini, cosa comporta e quali misure verranno prese se si è in una zona piuttosto che in un’altra. Ebbene, il meccanismo che il Ministero della Salute valuterà ogni 2 settimane (la durata scelta dal Governo per mantenere una Regione in una determinata area prima della conferma o del cambiamento) vedrà come elementi determinanti la soglia dell’Rt regionale e il numero dei posti letti occupati negli ospedali. Per questo motivo, al momento, le “candidate” per la zona rossa del Dpcm dovrebbero essere Lombardia, Piemonte, Calabria e Puglia: ma per capire cosa potrebbe comportare dobbiamo rifarci – vista l’assenza di testo ufficiale al momento – sulle anticipazioni fatte oggi dal Corriere della Sera. Si va verso lockdown totale regionale per 2 settimane nella terza fascia più a rischio: significa forte limitazione agli spostamenti, ovvero uscite solo per lavoro, salute, scuola e spesa (obbligatoria l’autocertificazione); chiusi bar-ristoranti-negozi al dettaglio; aperti farmacie, tabaccai, panetterie, pasticcerie, ok a sport individuale all’aperto; aperte fabbriche, aziende, studi professionali, scuole in Dad per medie e superiori. Per la fascia “arancione” si prevede invece aperture maggiori, come per parrucchieri e negozi, mentre restano chiusi i ristoranti; fascia “verde” manterrà invece le chiusure nazionali previste dal nuovo Dpcm (ovvero coprifuoco notturno, trasporti capienza al 50%, chiusi musei, Dad al 100% per liceo). (agg. di Niccolò Magnani)



L’ITALIA DIVISA IN TRE AREE

Quali sono le Regioni a rischio? Da quando il premier Giuseppe Conte si è espresso in vista del nuovo Dpcm, delineando misure diversificate a seconda della gravità della situazione, gli italiani si stanno chiedendo quali sono i territori che rischiano provvedimenti simil lockdown. Bisogna partire da un presupposto: sono tre le fasce o aree di rischio. La prima è moderata, l’altra alta/molto alta per meno di tre settimane consecutive e quindi quella alta/molto alta per oltre tre settimane consecutive e quindi con una situazione non gestibile. Uno dei parametri tenuti in considerazione è l’indice di contagio Rt. Si entra in allearta quando viene superato il livello di 1,5. Al momento sono 13 le Regioni che nell’ultimo report dell’Iss hanno superato la soglia: Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta, con due oltre quota 2, cioè Piemonte e Lombardia. Ma l’indice Rt non è l’unico criterio per indicare una Regione nell’area ad alto rischio. Si valutano anche incidenza dei casi e gravità cliniche elevate, pressione per i dipartimenti di prevenzione e servizi assistenziali.

REGIONI A RISCHIO LOCKDOWN: NUOVO MECCANISMO CON DPCM

È evidente che al momento le Regioni a rischio lockdown sono Lombardia e Piemonte, ma non sono le uniche. A definire la classificazione ci sono 21 criteri che produrranno un “coefficiente di rischio”. Tra questi il numero di casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l’occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità. A stabilire che una Regione è in una fascia o in un’altra sarà il ministero della Salute Roberto Speranza, tramite apposita ordinanza. La permanenza di una Regione in un’area dipenderà poi dai dati. Il meccanismo sarà automatico e lo sarà anche l’attivazione delle misure che scatteranno. Non ci sono ancora indicazioni ufficiali sulle misure, ma le Regioni in fascia moderata si adegueranno alle misure nazionali. Quelle in fascia medio-alta per meno di tre settimane consecutive dovranno rispettare misure più restrittive, che saranno ancor più rigide per quelle in fascia medio-alta per oltre tre settimane consecutive.