Il Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia ha convocato per la giornata di domani, giovedì 19 novembre alle ore 16, una videoconferenza tra esponenti del Governo e Regioni per discutere delle richieste formulate dai Presidenti di regione nella Conferenza di lunedì. Zone rosse, algoritmo Cts e criteri di rischio: di questo parleranno domani il Ministro Boccia, il titolare della Salute Roberto Speranza, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e ovviamente gli stessi Governatori delle Regioni che da più parti hanno sollevato criticità sulla presenza di un algoritmo così complesso e poco “chiaro” per classificare i “colori” regionali. Se Boccia si fa più possibilista su alcune modifiche, tanto il Premier Giuseppe Conte quanto il Ministro Speranza ribadiscono la linea dell’ultimo Dpcm: «sono i 21 parametri insieme all’Rt a determinare quali misure attuare sui territori», spiega lasciando all’Istituto superiore di Sanità la difesa del sistema messo a punto. I dati «sono sempre aggiornati», sottolinea l’Istituto guidato da Silvio Brusaferro «e la valutazione tiene conto di tutti gli aspetti legati all’epidemia e alla risposta dei sistemi sanitari».
CONTE STRONCA LE REGIONI: “ALGORITMO NON SI CAMBIA”
Intervenendo in video conferenza all’assemblea della FIPE, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte manda una risposta “definitiva” alle Regioni a due giorni dalla prossima cabina di regia: «La divisione delle regioni in zone rosse, arancioni e gialle ci permette di introdurre misure restrittive limitate nel tempo quanto più possibile e ben dosate». Il capo del Governo ha spiegato poi che il meccanismo di 21 parametri messo a punto nell’ultimo Dpcm non è stato effettuato per «il gusto di abbandonarci a sistemi sofisticati», bensì è un metodo che «consente interventi mirati e ci permette di introdurre misure restrittive limitate nel tempo quanto più possibile e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori a cui sono dirette. Abbiamo adottato queste misure per cercare di contenere e limitare il contagio. Dopo la prima battaglia che abbiamo vissuto, abbiamo un’altra sfida insidiosa che nessuno può vincere da solo». Il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia alla stamattina alla Camera, annunciando la volontà di recarsi in Calabria per la prossima conferenza Stato-Regioni di venerdì prossimo (antecedente alla cabina di regia sul monitoraggio Covid, ndr), aggiunge «Aprire tutto non è contemplato, ci porterebbe al primo gennaio 2020 e non ci possiamo arrivare fino a quando non abbiamo la certezza che ne siamo fuori. Anche con il vaccino bisogna tenere in sicurezza tante persone». Nello stesso tempo, neanche il lockdown totale è riproponibile: dunque per Boccia i parametri devono rimanere quelli usati negli ultimi mesi per la classificazione a zone dell’Italia, «Ieri c’è stata una richiesta comprensibile per un confronto su questi indicatori, ma il confronto avviene ogni settimana. Se viene fuori una valutazione scientifica sui parametri bene, ma non posiamo politicizzare i parametri» conclude il Ministro in quota Pd.
APPELLO REGIONI AL GOVERNO: “DECIDA POLITICA NON ALGORITMI”
Si preannuncia assai “calda” la prossima cabina di regia anti Covid venerdì prossimo, quando cioè Ministero della Salute, Cts e rappresentanti delle Regioni siederanno al tavolo per decidere i possibili cambi di fascia-area di rischio in merito ai 21 parametri dell’algoritmo deciso dall’ultimo Dpcm. Ieri la Conferenza delle Regioni ha richiesto ufficialmente al Governo di semplificare l’operazione dei 21 criteri di rischio, riducendo “l’algoritmo” del Comitato Tecnico Scientifico a 5 più semplici parametri: percentuale di tamponi positivi (escluso screening e re-testing degli stessi soggetti); un Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss; tasso di occupazione dei posti letto per pazienti Covid e dei posti di Terapia intensiva; numero e tipologia figure dedicate a contact-tracing. Le Regioni sono state poi “stoppate” ieri dal Ministro Speranza, contattato da Adnkronos Salute: «I parametri che determinano le misure anti-Covid sono 21. Il dialogo con le Regioni è però sempre aperto». Oggi diversi Presidenti tornano alla carica chiedendo ulteriore approfondimento e semplificazione dai vertici sanitari nazionali: «La decisione su quali provvedimenti applicare deve essere politica, non va lasciata la parola fine a un algoritmo. Governo e regioni si devono confrontare e decidere di comune accordo», spiega il Governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.
L’APPELLO DI CIRIO E FONTANA: “SIAMO DA ZONA ARANCIONE”
I territori chiedono una semplificazione, «vorremmo pochi parametri realmente indicativi, è sbagliato che per uno “zero virgola” in più si adottino misure che incidono sulla vita delle persone, serveequilibriotra ragioni economiche e di salute», conclude Fedriga. Sulla stessa linea il Governatore della Lombardia Attilio Fontana che a “Mattino5” poco fa ha sottolineato come ad oggi la sua regione sia più vicina alla zona arancione che non alla rossa: «Il nostro Rt è sceso in maniera sostanziale, tanto che in base ai numeri noi rientreremmo oggi in una zona arancione. In base al Dpcm si devono confermare i dati per due settimane, quindi noi fino al 27 novembre resteremo in zona rossa». Per il n.1 lombardo serve semplificare le regole per evitare di ritrovarsi in casi come quello della Lombardia e del Piemonte, e il Governatore Alberto Cirio aggiunge «Devono essere automatismi. Noi ora siamo potenzialmente in zona Arancione e se al 30 novembre saremo in questa condizione potremmo uscire dalla zona Rossa […] Serve però un meccanismo più facilmente comprensibile dall’opinione pubblica, ovviamente fatto su convinzioni scientifiche e mediche, ma che sia accessibile per le persone». A ribadire il netto “no” alla semplificazione dell’algoritmo interviene però Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute: nell’intervista ad Agorà l’esponente Pd afferma «Non c’è mai la possibilità di aprire immediatamente. Per fortuna ci sono miglioramenti nell’andamento del trend epidemico del Covid, ma chiedere ai presidenti di regione di avere la pazienza di consolidare risultati è la strada che bisogna percorrere». Se ottiene un risultato, conclude la Zampa, «e lo bruci subito, si fa il bis dell’estate. Il criterio dei 21 indici è in vigore da aprile, è un metodo di lavoro comune, di cui hanno fatto parte anche le regioni, che va avanti da molti mesi. Comprendo che i governatori chiedano confronti e troveranno sempre la porta aperta. Ma il sistema dei parametri è molto raffinato».