BUFERA A RAVENNA PER IL REGISTRO IN CLASSE “GENDER FREE”

Non bastavano le polemiche nel mondo scuola per la circolare Miur in vista della Giornata contro l’omofobia (indetta oggi, come ogni 17 maggio), da Ravenna arriva un nuovo “caso” che rischia di spaccare ancora di più una opinione pubblica giù piuttosto confusa sul tema. Il liceo artistico di Ravenna “Nervi Severini” ha annunciato che nella prossima riunione del Consiglio d’istituto sarà presentata la proposta di nuovo regolamento scolastico, tra cui spunta l’idea di un registro elettronico “gender free”.



Le fantomatiche “carriere alias” – la modalità per consentire agli studenti in fase di transizione di genere di sostituire i documenti non ufficiali il nome anagrafico con quello scelto dall’alunno – verrebbero così approvate in tutto il liceo, dando agli studenti la possibilità di decidere se essere “uomini, donne o altro”. «La mia idea è di una scuola inclusiva rispetto ad esigenze che esistono», ha spiegato il preside del liceo artistico Gianluca Dradi, raggiunto da “La Repubblica” per la Giornata contro l’omofobia.



SCUOLA RAVENNA: “STUDENTI LIBERI DI SENTIRSI UOMO O DONNA”

Perché il registro “gender free” nella scuola? «Questi ragazzi sono già accolti in modo positivo, in classe i docenti rispettano la loro richiesta di essere chiamati con un altro nome non coerente con il proprio sesso biologico. Ma un conto è concederlo e un conto è riconoscerlo come diritto. Per questo ci è parso opportuno promuovere questa azione: è un avanzamento dei diritti civili»: così il preside racconta l’idea e la proposta a breve discussa in Consiglio d’istituto.

Secondo il dirigente scolastico – che già nel 2019 ricevette un insulto omofobo in un altro liceo di Ravenna – la proposta segue la richiesta di due studenti, i quali «volevano avere un regolamento che formalizzasse e permettesse di cambiare nome, almeno nei documenti non ufficiali come il registro e la posta elettronici della scuola». Secondo Dradi però gli studenti che chiedono il “gender free” sarebbero molti di più: «chiedono di essere chiamati con nome diverso o solo col cognome sono di più. Oltre ai documenti interni, faremo uno spogliatoio della palestra e i bagni dedicati». Come poi spesso in Italia, davanti ad alcuni casi di un determinato tema, si chiede subito l’inserimento di una legge dedicata: è questo il caso del “registro anti-gender” di Ravenna, con il preside che lancia un appello «ovvio che una legge serve, esporterebbe a livello sociale un’azione inclusiva che è questo riconoscimento formale dentro una scuola. Come sarebbe utile una legge tipo il Ddl Zan che si è arenato. Intanto contribuiamo noi a costruire un’idea di una scuola inclusiva che riconosce situazioni di fatto e, dando questo riconoscimento, fa sentire le persone accolte per le caratteristiche che hanno senza pregiudizi o senza obbligarle a frequenti coming out». Difesa contro le discriminazioni, certo, ma anche qualcosa di più come evidenzia il caso di Ravenna e la circolare del Miur dello scorso 5 maggio: ieri il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione in quota Lega, Rossano Sasso, aveva lanciato un monito specifico, «la circolare del ministero dell’Istruzione con cui si invitano i docenti di ogni grado a trattare il tema delle discriminazioni non deve essere il cavallo di Troia per taluni personaggi ideologizzati affinché si possa fare propaganda gender […] La Lega si opporrà sempre a questo squallido tentativo di strumentalizzare i nostri alunni».