Il Regno Unito nonostante la Brexit del 2020 ha deciso di rimanere nella sfera di influenza europea per quanto riguarda l’esplorazione dello spazio. Non a caso fa parte del progetto di ricerca e innovazione Horizon Europe e sta cercando di rientrare anche in Copernicus, entrambi progetti dell’Agenzia spaziale europea, nella quale Londra si è recentemente impegnata ad investire 1,9 miliardi di euro nel periodo tra il 2023 e il 2025, con un aumento dell’11,4% rispetto al triennio precedente. Oltre a questo, però, il Regno Unito sembra essere interessato ad assumere, sempre nell’ambito dello spazio, il ruolo di leader a livello europeo nel mercato dei piccoli satelliti (compresi tra 1 e 500 kg).
Il piano del Regno Unito per lo spazio
Insomma, mentre il Regno Unito tiene un occhio aperto sui piani di esplorazione ed espansione nello spazio da parte dell’Agenzia europea, sta anche cercando di ritagliarsi un ruolo di leader a livello comunitario. Si stima, infatti, che il mercato dei piccoli satelliti avrà un volume di oltre 26mila lanci tra il 2023 e il 2032, e il ruolo di leader potrebbe anche garantirgli il controllo del mercato sulla produzione dei piccoli razzi. Allo stato attuale, inoltre, già buona parte dei satelliti viene proprio lanciata dal territorio britannico.
Il Regno Unito, per accelerare nella sua corsa allo spazio, ha avviato la costruzione di sei differenti basi di lancio, specialmente dopo il fallimento della missione Start Me Up della società Virgin Orbit che ha causato la chiusura del sito si Corn Well a Newquay, che sarebbe stata la prima base operative sul suolo inglese. Il guanto di sfida, però, è stato raccolto da altre due basi di lancio in Scozia, la cui costruzione è iniziata nel corso dell’ultimo anno. Entrambe le basi, allo stato attuale, hanno firmato 13 contratti con altrettante startup che nel corso dei prossimi anni garantiranno al Regno Unito la possibilità di ritagliarsi quel ruolo centrale nell’esplorazione dello spazio e nel lancio dei piccoli satelliti. Le aziende, però, hanno aperto anche ad altre collaborazioni europee, al fine di rendere il settore aperto e collaborativo.