Nel Regno Unito recentemente è stata avanzata una proposta di legge che aprirebbe definitivamente le porte all’eutanasia e – più precisamente – al cosiddetto suicidio assistito: presentato dalla laburista Kim Leadbeater, il disegno di legge sarà presto discusso dalla Camera dei Comuni che dovrà dare il suo via libera definitivo; mentre l’idea alla base è quella di modificare l’attuale Suicide Act – varato nel 1961 – che prevede pene fino a 14 anni di reclusione per chiunque pratichi l’eutanasia od offra qualsiasi aiuto (medico o pratico) a chi decide di porre fine alla propria vita.



Dal conto suo – parlando della legge sull’eutanasia – la deputata Leadbeater l’ha definito “potenzialmente uno dei cambiamenti legislativi più importanti che vedremo in questo paese“, difendendosi dalle critiche (a cui arriveremo tra un attimo) sottolineando che il testo sarebbe stato varato con il massimo rigore e precisando che verrà sottoposto anche al vaglio di almeno due medici e un giudice prima di entrare in vigore: non si procederà mai – promette Leadbeater – verso una vera e propria eutanasia, con il suicidio assistito che verrà limitato al solo caso dei “malati terminali” senza includere “disabili [e] persone con problemi psichiatrici”.



Dal conto suo il premier Keir Starmer si è detto “favorevole” ad un cambiamento della legge sull’eutanasia e il suicidio assistito, preferendo non dare una linea decisionale ai laburisti per lasciare completa carta bianca durante la votazione parlamentare, affinché ogni deputato possa votare secondo la sua etica, le sue opinioni e la sua morale, senza – insomma – nessun tipo di influenza esterna.

L’arcivescovo di Canterbury contro la legge sull’eutanasia: “Trasformerà il diritto a morire in un obbligo”

Prevedibilmente, la proposta di aprire all’eutanasia o all’allentamento della legge sul suicidio assistito avrebbe generato non poche polemiche e critiche da diverse parti della società inglese tra cui – tra le voci più autorevoli – spicca l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby intervenuto nelle ultime ore sia durate una diretta del programma BBC Newsnight, che sulle pagine del quotidiano Daily Mail avanzando in entrambe le occasioni dubbi sugli ipotetici effetti a lungo termine dell’allentamento della normativa.



Welby – infatti – ritiene che aprendo al suicidio assistito si rischierà di scivolare inevitabilmente vero l’eutanasia in quello che definisce “un approccio che ci porterà ad una deriva pericolosa“: dal conto suo si rischia di “trasformare troppo facilmente il diritto di porre fine alla propria vita in un dovere a farlo” con “conseguenze indesiderate” che colpiranno innanzitutto “coloro che stiamo cercando di aiutare”.