In un’intervista a Vogue Japan, la designer Rei Kawakubo di Comme des Garçons ha raccontato a Mitsuko Watanabe, editor in chief dell’edizione giapponese di Vogue, l’importanza di sfilare in presenza mentre tutti gli stilisti optavano per sfilate a porte chiuse pre-registrate o in digitale durante le prime ondate della pandemia da Covid-19. La designer, che ogni anno sfila a Parigi, ha tenuto delle sfilate in presenza a Tokyo ed è apparsa anche in alcune trasmissioni televisive giapponesi.
Alla domanda del perché avesse scelto di presentare la sua collezione in presenza, a differenza dei colleghi che nel resto del mondo hanno optato per il digitale, la Kawakubo ha risposto che “Non ho considerato il digitale perché avrebbe comportato l’introduzione di un immaginario come altra forma di creazione. Per me l’importante era che gli abiti fossero visti solo come abiti. È rilevante che le persone vengano in un dato luogo per vedere la sfilata da vicino. Organizzo sempre piccole sfilate quando lancio le mie collezioni. Penso sempre alla scala, non solo per questa stagione, perché il pubblico sia il più vicino possibile ai vestiti. Per questa stagione, la scala si è semplicemente ridotta un po’ di più”
Rei Kawakubo contro le sfilate in digitale “non voglio creare dei video per presentare i miei vestiti”
Durante i primi mesi di pandemia molti stilisti hanno sperimentato diverse tecniche per presentare in modo spettacolare le proprie collezioni da remoto. La maggior parte ha scelto di mandare in diretta dei video già registrati, GCDS e Moschino hanno pensato a delle collezioni digitalizzate con tanto di pubblico virtuale, mentre Balmain ha installato dei maxi schermo con tanto di pubblico da casa per dare l’idea del front row. In merito alle sfilate mostrate via video, la stilista di Comme des Garçon ha dichiarato che “Dopo le mie sfilate a Parigi, riguardo i video online per vedere come hanno reagito le persone, ma sento che mi arriva solo un decimo di com’era davvero. Ho sempre l’impressione che si possa recepire 10 volte di più quando si è davvero lì, nel bene e nel male. Mi preoccupa molto che le sfilate, a cui assistono solo 50 o 60 persone dal vivo, siano trasformate in video e poi diffuse nel mondo – ma non posso farci molto”.
Ha poi aggiunto “Le mie creazioni non sono fatte per coinvolgere persone attraverso il video. Suppongo che i designer che usano anche il video per esprimersi abbiano più appeal per i giornalisti. Comme des Garçons funziona bene per quelli che possono vedere i nostri abiti dal vivo, ma non avrà un grande impatto fuori dal Giappone, devo accettare questa cosa”.