Chi sono i veri soci di Reithera? Del vaccino italiano anti Covid si è occupato il programma Report, ora è Dagospia a raccogliere importanti indiscrezioni in merito alla società. Sarebbe di proprietà della Keires, che è svizzera, motivo per il quale il vaccino non può essere considerato del tutto italiano. Peraltro, gli utili finiranno sul conto della finanziaria svizzera. Un particolare non da poco, considerando il fatto che, come riportato dal Messaggero, nel Recovery Plan è previsto un finanziamento proprio a Reithera. «Complessivamente verranno dirottati a regime centinaia di milioni, partendo da un cip iniziale». Non è l’unico aspetto controverso evidenziato dal sito di Roberto D’Agostino. Nel progetto sono coinvolti l’assessore regionale alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato, il direttore scientifico dell’IRCSS Spallanzani Luigi Ippolito, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e il professor Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa. Per Dagospia, essendo «tutti dipendenti della vigilanza del ministero della Salute» sarebbero quindi «in un colossale conflitto di interessi».



REITHERA, 8 MILIONI DI FINANZIAMENTI MA…

Nel mirino di Dagospia finisce anche la conferenza stampa di Reithera per annunciare la conclusione della fase 1 della sperimentazione del candidato vaccino anti Covid, per il quale sono stati sborsati 8 milioni di euro di fondi pubblici. Tutto ciò per una sperimentazione su 45 volontari, mentre gli altri gruppi, come Pfizer e Moderna, hanno coinvolto 40-50mila volontari. Il sospetto del sito di Roberto D’Agostino è che sia una mossa politica, in vista delle prossime regionali. Invece Luigi Ippolito aspirerebbe a «quella patente di scienziato che non riesce a farsi riconoscere». Lui peraltro è il medico che si è occupato di Nicola Zingaretti, governatore della Regione Lazio, e dello stesso Nicola Magrini quando sono risultati positivi al coronavirus. Secondo Dagospia, sarebbe stato il professor Russo a suggerire al ministro Gaetano Manfredi di finanziare la società Reithera con 3 milioni di euro, mentre Ippolito e D’Amato ottenevano 5 milioni di euro di fondi regionali. Tutto ciò senza chiedere nulla in cambio, come un’eventuale comproprietà o partecipazione agli utili. Solo una promessa, senza impegno, di vendita del vaccino senza indicazione di prezzo.



REITHERA, L’OMBRA DEL CONFLITTO DI INTERESSI

L’altro problema è rappresentato dal ruolo di Nicola Magrini, che è direttore generale dell’Aifa. Quindi, è al tempo stesso “giudice” che deve esaminare il candidato vaccino anti Covid e al tempo stesso “sponsor”, nel senso che si è già esposto personalmente a favore dello stesso. «Lui, che è l’arcigno e severo controllore delle richieste di autorizzazioni che le aziende farmaceutiche sottopongono all’Aifa, è già più che convinto della bontà del prodotto che sta mettendo a punto l’italo-svizzera Reithera. Olè, bastano una novantina di volontari di cui 45 vaccinati e dobbiamo essere tutti tranquilli che il prodotto è sicuro ed efficace», scrive Dagospia. Sarà allora interessante capire se nelle prossime fasi della sperimentazione ci sarà un coinvolgimento maggiore di volontari, come accade con le altre case farmaceutiche. A proposito di conflitto di interessi, c’è pure quello di Luigi Ippolito, chiamato da Franco Locatelli nel gruppo permanente istituito al Ministero della Salute per dare pareri sui vaccini.

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