Tra i farmaci più promettenti per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 ci sono l’antivirale remdesivir e l’anticorpo monoclonale tocilizumab. Su entrambi si è espresso Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). «Il primo, utilizzato per contrastare la replicazione del virus, sarà commercializzato a giugno in Italia», ha spiegato a La Stampa. Questo sulla base di uno studio che ha evidenziato una riduzione della mortalità dall’11,6 per cento all’8 per cento. «Ma attendiamo i risultati di altri studi internazionali per avere un quadro più chiaro», ha aggiunto Magrini. D’altra parte, il fatto che sia stato preso in sostituzione dell’idrossiclorochina per il trial Ammuravid è abbastanza indicativo circa la sua efficacia, sulla quale tra l’altro il dg dell’Aifa si è espresso nella conferenza stampa di oggi dell’Istituto superiore di sanità (Iss). «Si è deciso di cambiare l’idrossiclorochina con il remdesivir. Perché darla se non sappiamo cosa fa, mentre sappiamo che il remdesivir funziona?».



REMDESIVIR E TOCILIZUMAB, AIFA “DATI CONFORTANTI”

«Il remdesivir ha dato primi risultati confortanti, anche se non definitivi, nei pazienti con polmoniti a diversi livelli di gravità», ha aggiunto Nicola Magrini. A proposito, invece, dell’anticorpo monoclonale tocilizumab, il direttore generale dell’Aifa ha spiegato che ci sono «dati incoraggianti ma preliminari con risultati che non sono statisticamente significativi sulla riduzione della mortalità a 14 giorni. Lo diventano a 30 giorni, quando la letalità superiore al 30 per cento si riduce al 22,4 per cento», ha dichiarato a La Stampa. Il tocilizumab, che viene usato solitamente per la cura dell’artrite reumatoide, è stato autorizzato dall’Aifa e ora è base dello studio clinico di Fase 2 coordinato dal Pascale di Napoli. I risultati saranno pubblicati su una rivista internazionale per una revisione tecnica da parte della comunità scientifica.



«Il Tocilizumab è un farmaco biotecnologico, inibitore specifico dell’interleuchina 6, una citochina che gioca un ruolo importante nella risposta immunitaria ed è implicata nella patogenesi di molte malattie in cui vi è una importante risposta infiammatoria, in particolare le malattie autoimmuni», ha dichiarato Carlo Salvarani di Unimore, nonché direttore di reumatologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova e uno dei quattro autori del protocollo nazionale.

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