Il professor Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, ha fatto una sorta di mea-culpa, riferendosi alla categoria di virologi, infettivologi, microbiologi, immunologi e in generale tutte le voci principali della pandemia di covid da due anni a questa parte: “Anche noi scienziati abbiamo colpe – le parole di Giuseppe Remuzzi rilasciate oggi ai microfoni del Corriere della Sera – due anni fa, di fronte ai primi rapporti sul Covid che arrivavano dalla Cina, pensavamo chissà se è vero, e comunque non arriverà mai da noi. Non ci abbiamo creduto. Anche se avanzatissima a livello medico, la Cina continua a essere lontana”.



Remuzzi ammette come quella prima reazione dei virologi sia “un rimorso che mi porterò dentro per sempre. La comunità scientifica, della quale faccio parte, ha una enorme responsabilità nel disastro di questi due anni”. Il professore ricorda come nelle prime ore subito dopo i primi segnali di pandemia, si sarebbe dovuto agire: “Nel giro al massimo di settantadue ore avremmo dovuto dare vita a una mobilitazione, avvertire le autorità, fare sentire la nostra voce, parlare con i singoli ricercatori. Invece, abbiamo perso tempo, abbiamo perso almeno quelle quattro settimane che poi furono fatali alla mia Bergamo”.



REMUZZI RICORDA ATALANTA-VALENCIA: “PENSI CHE FACCIO UN DISCORSO SUL VIRUS…”

Si è parlato anche della famosa partita di Champions League Atalanta-Valencia del 19 febbraio 2020, quella che seconda i virologi ha rappresentato una delle bombe epidemiologiche che fece esplodere il virus in particolare nella bergamasca: “Ho avuto paura. A quella partita, io c’ero… Pensi che non andavo allo stadio da vent’anni, e non ci sono più tornato dopo. Un nostro fornitore aveva biglietti omaggio e ci teneva molto che andassi con lui e gli altri ospiti. Partimmo insieme da Bergamo, su un pulmino”.

“La cosa incredibile – ha proseguito Remuzzi – è che durante il viaggio, mi chiese di fare un piccolo discorso su questa malattia misteriosa si cui si parlava tanto. Mentre stavo entrando in un focolaio di massa. In uno stadio con dentro 44mila persone”. Riguardo invece al giorno migliore da quando è scoppiata la pandemia, Remuzzi non ha dubbi e indica quello del vaccino: “La data precisa è il 27 dicembre 2020. Il direttore dell’azienda sanitaria di Bergamo mi chiese di fare il vaccino per primo, davanti al personale medico e agli infermieri dell’ospedale di Alzano lombardo. Provai una sensazione di grande privilegio, della quale quasi mi vergognavo”.