Il professor Remuzzi, luminare e Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha effettuato assieme ad altri medici e ricercatori dell’ospedale meneghino, uno studio su novanta pazienti, curati fin dai primissimi sintomi del covid con degli antifiammatori. Il risultato è stato sorprendente “90% di riduzione dei giorni di ospedalizzazione e 90% di riduzione dei costi – spiega lo stesso Remuzzi, intervistato dall’Huffington Post – è una cosa che la comunità medica deve sapere secondo noi, subito. La durata dei sintomi non si riduce rispetto alla cura tradizionale, è uguale. Ma l’obiettivo secondario che ci eravamo prefissati è centrato: 2 ospedalizzazioni su 90 con la nostra cura; 13 su 90 nei pazienti trattati con cura tradizionale”.



Il professore spiega come è nato questo protocollo: “Fin dall’inizio avevano l’idea che la malattia di Covid-19 si potesse curare a casa nelle fasi molto precoci, fin dai primi sintomi, senza aspettare il tampone, semplicemente come si cura qualunque infezione delle alte vie respiratorie e cioè con degli antinfiammatori”.



REMUZZI: “I TRE FARMACI CHE ABBIAMO USATO”

Tre in particolare sono stati i farmaci con cui i pazienti sono stati trattati: “Celecoxib perché abbiamo trovato un forte razionale in tutta la letteratura internazionale per la capacità di Celecoxib di inibire una serie di mediatori dell’infiammazione. E poi Nimesulide, che ha le stesse proprietà. Questi non sono farmaci da utilizzare fai da te, voglio ribadirlo, ma sotto osservanza medica. In alternativa utilizziamo l’aspirina e questo per i primi 6-8 gg. Questa somministrazione avviene in fase precoce, alla comparsa dei primi sintomi”. Ma quando ne usciremo? Secondo il professore Remuzzi è probabile che con l’arrivo dell’estate si potrà iniziare a rialzare la testa, un po’ come accaduto un anno fa: “Penso che fra la bella stagione, la vaccinazione e il fatto che l’epidemie hanno delle campane di 40 giorni e poi tendono a diminuire, mi auguro che a giugno staremo molto meglio di adesso. E poi naturalmente dipende da quanto riusciamo a vaccinare”.

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