Se per Andrea Crisanti il green pass deve durare sei mesi, secondo Giuseppe Remuzzi va invece esteso «il più possibile». Il direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri ne ha parlato a Open, spiegando che al momento esclude una terza dose per tutti: «Ma è verosimile che prima o poi arriveremo agli 80enni e ai 60enni e che poi ci sarà un richiamo ogni anno». Ma bisogna correre con la somministrazione dei vaccini: «Dobbiamo arrivare al 90 per cento di copertura vaccinale». A chi dice che il green pass limita la libertà, l’immunologo replica: «Con il Green pass siamo liberi di andare al cinema, al ristorante, non possiamo essere liberi di danneggiare gli altri. Chi non è vaccinato ha un’altissima probabilità di contagiare altre persone. Dunque sì, va esteso».



La gente si abituerà al punto tale che non se ne accorgerà più. «Non possiamo di certo aspettare che tutti se ne convincono, altrimenti non faremo più niente», ha aggiunto Giuseppe Remuzzi nell’intervista. Ma una lezione intanto arriva dai giovani, una lezione per l’immunologo «di vita e di scienza, hanno risposto in maniera commovente alla proposta di andarsi a vaccinare».



REMUZZI SU PANDEMIA, VACCINI E PNRR

In questa fase della pandemia Covid, possiamo star tranquilli secondo Giuseppe Remuzzi «quando arriveremo al 90 per cento, inclusa la fascia dai 12 anni». Ci stiamo arrivando pian piano, ma ora c’è un’altra incognita. «Possiamo importare delle mutazioni dall’estero. Se non vacciniamo tutto il mondo, allora arriverà anche da noi un virus che proviene da altre parti del mondo». Finora siamo stati “egoisti”, pensando solo a noi, ma bisogna vaccinare tutto il mondo per evitare un rischio per per fortuna ora non c’è: «Al momento non ci sono mutazioni del virus che sfuggono al vaccino».



La pandemia comunque ha mostrato l’importanza della scienza, a cui però abbiamo creduto poco. «Il Pnrr è il primo passo verso un cambio di rotta. Questi soldi, però, bisognerà spenderli bene ed è questo il vero problema». Non solo bisogna fermare la fuga dei cervelli all’estero, ma attrarre dall’estero. «Basta con l’idea che un ricercatore debba guadagnare pochissimo, questo vale anche in altri settori come nel caso degli infermieri».