E’ giunta oggi l’approvazione da parte dei Cdc per il vaccino Pfizer per la fascia di età 5-11 anni. A breve scatteranno negli Stati Uniti le somministrazioni anche per i più piccoli, un modo per ampliare il raggio di protezione della popolazione dal covid e che avvicina, molto probabilmente, la fine della pandemia. Ma come funziona nel dettaglio questo vaccino? Ha cercato di fare estrema chiarezza il professor Remuzzi, stimato virologo dell’istituto Mario Negri di Milano, che attraverso le colonne del Corriere della Sera ha spiegato: “Ne vale la pena”, vaccinare i bambini? “Pare proprio di sì – risponde lo scienziata – negli Stati Uniti solo nell’ultima settimana di settembre sono stati registrati 170 mila contagi pediatrici, mentre dall’inizio della pandemia i bambini positivi al coronavirus sono stati quasi sei milioni con 520 morti (di questi 143 avevano tra i cinque e gli undici anni), da noi i casi confermati fino al 15 settembre nella popolazione 0-19 anni sono stati 741.356, con 33 morti.



“E c’è di più – ha aggiunto – se un bambino si ammala di Covid-19 può contrarre, anche se raramente, la sindrome infiammatoria multisistemica che provoca un danno al cuore, ai polmoni, al cervello, ai reni e ad altri organi, è una malattia difficile da curare e lascia strascichi anche molto spiacevoli. Dall’inizio della pandemia di questi casi ne sono stati registrati solo negli Stati Uniti 5.200, da noi fra i 200 e i 300 ma potrebbero essere di più”. Come accennato sopra, ciò che spinge gli scienziati a consigliare la vaccinazione dei più piccoli, è comunque il fatto che l’infezione si propaga di meno e si evitando così di contagiare le fasce più a rischio, come ad esempio i nonni o i professori.



REMUZZI: “VACCINO 5-11 ANNI? ECCO LE REAZIONI”

Ma quali sono le reazioni nei bambini dopo il vaccino? Più o meno le stesse degli over 12: “Qualche volta un fastidio nella sede di iniezione, stanchezza, un po’ di febbre. Ma non certo in tutti i bambini, molti non hanno proprio niente”. Su eventuali casi di miocardite, Remuzzi precisa: “A giudicare da quanto abbiamo visto negli adolescenti sono forme che si risolvono in poco tempo e molto rare. La proporzione: da un caso su ventimila a uno su cinquantamila. Alla mamma, giustamente preoccupata per la miocardite, abbiamo risposto però che i casi che si manifestano in seguito a Covid-19 sono molti di più e molto più gravi di quelli registrati in seguito al vaccino”. Tirando le somme Remuzzi conclude: “I benefici del vaccinarsi superano di gran lunga i rischi, anche se sono io il primo ad ammettere che per chi soffre di una complicanza da vaccino, specialmente se «grave», non è una grande consolazione sapere che gli altri invece sono stati bene”.

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