Nelle ultime udienze del processo a carico di Giuseppe e Simone Santoleri per l’omicidio di Renata Rapposelli è intervenuta Chiara, figlia della donna. «Mamma era sempre gioiosa, aveva sempre questo sorriso meraviglioso sulle labbra. Le dissi proprio: “Mamma, se quello ti ammazza?”. E lei mi ha risposto male, mi ha detto: “Fatti i fatti tuoi, io non ho paura”». In aula hanno parlato anche gli amici più stretti e l’ex compagna di Simone: hanno descritto la vita e la personalità del figlio della pittrice, e dal loro racconto emerge il quadro di una persona disturbata, che aveva deliri e allucinazioni. «Simone con la religione aveva un rapporto molto particolare, ha avuto un periodo in cui diceva che vedeva il diavolo che lo prendeva e lo faceva alzare da terra, lo e lo attaccava ai muri. Mi diceva: “Senti qua fuori, queste sono le catene dei bambini che giocano e che poi sono stati incatenati perché hanno fatto una brutta morte, quindi riesco a sentire le catene”», ha raccontato Giada in tribunale. L’ex compagna di Simone Santoleri ha svelato un altro episodio, relativo a quando gli lasciò la figlia a casa e andò a riprenderla. «Mi disse che stava dormendo e non avrebbe mai permesso che io stessi con un’altra persona e che mi rifacessi una vita, quindi sfilò da dietro alla schiena la pistola e me la fece vedere. Mi disse: “Inizialmente ti ho portata qui perché ti volevo uccidere e poi mi volevo uccidere, l’unico motivo per cui non l’ho fatto è perché c’è la bambina che sarebbe rimasta senza madre”». Altrettanto importante potrebbe essere la testimonianza di una ragazza, che si trovava all’esterno della palazzina e che verrà ascoltata l’8 luglio: ha sentito un uomo inveire contro la donna e ha riconosciuto Simone Santoleri nella voce ascoltata. (agg. di Silvana Palazzo)



RENATA RAPPOSELLI, EX MARITO E FIGLIO A PROCESSO

Si aggrava la situazione per Giuseppe e Simone Santoleri, rispettivamente ex marito e figlio di Renata Rapposelli. Il processo a carico dei due, accusati di concorso in omicidio e occultamento di cadavere, è cominciato a gennaio e nei giorni scorsi sono state ascoltate due testimonianze che confermerebbero la ricostruzione della Procura. Una farmacista di Giulianova ha dichiarato che la pittrice, uccisa tra il 9 e 10 ottobre 2017, prima di recarsi a casa dell’ex marito e del figlio era molto agitata. Quando si era presentata in farmacia aveva un aspetto turbato, per questo aveva acquistato una confezione di tranquillanti, con cui sperava di placare lo stato di agitazione in cui si trovava. Quindi la farmacista ha confermato che Renata Rapposelli il giorno in cui morì si trovava a Giulianova, in provincia di Teramo, dove risiedono i presunti assassini. Ma c’è una testimonianza anche sull’occultamento del suo cadavere.



LA TESTIMONIANZA SULL’OCCULTAMENTO DEL CADAVERE

Nell’aula della Corte di Assise di Teramo ha testimoniato infatti una vicina di casa di Giuseppe e Simone Santoleri. La donna ha rivelato che la sera dell’omicidio ha notato l’auto dei due parcheggiata con il bagagliaio rivolto verso la scalinata di casa. E questo rappresenterebbe un ulteriore elemento di conferma rispetto all’ipotesi della Procura, secondo cui padre e figlio avrebbero trasportato il corpo di Renata Rapposelli con la propria auto fino a Tolentino, in provincia di Macerata, per poi lasciarlo lì, in una scarpata, dove venne ritrovato e identificato il 14 novembre 2017. Le indagini portarono ad una prima svolta il 6 marzo 2018, giorno in cui l’ex marito e il figlio della pittrice furono arrestati con le accuse di concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Dal processo contro i due, che è cominciato il 16 gennaio scorso, stanno ora emergendo nuovi particolari sul delitto.

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