BRUNETTA INDAGATO PER VENDITA SOSPETTA DI QUOTE: QUALI SONO LE ACCUSE

L’attuale presidente del CNEL Renato Brunetta risulta indagato per falso e finanziamento illecito: l’indagine, emersa oggi dalle anticipazioni dell’ANSA, si riferisce al periodo finale della sua esperienza nel Governo Draghi come Ministro della Pubblica Amministrazione. L’economista, per anni in Forza Italia, si dichiara completamente innocente. Stando alla Procura di Roma ci sarebbe stato uno scambio di denaro “sospetto” tra Brunetta e il suo ex vice capo di gabinetto, anche lui indagato: lo scambio deriverebbe da una vendita di quote di una azienda che commercializza prodotti sanitari.



A quanto risulta dalle carte delle indagini oggi pubblicate da “La Repubblica” e “Open Online”, Brunetta era socio assieme alla moglie del suo collaboratore al quale poi avrebbe venduto le quote per una cifra vicina ai 60mila euro. Stando ai giudici e investigatori romani, l’operazione sarebbe “sospetta” e “poco chiara”: in un primo momento infatti l’accusa era stata formulata come “corruzione”, salvo poi essere abbandonata dalle accuse ufficiali di falso e finanziamento illecito. L’ipotesi partorita dalla Procura è che l’ex ministro abbia modificato alcuni documenti per nascondere il passaggio dei 60mila euro. Come riporta “Open”, i pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone, coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo, sono pronti al rinvio al giudizio mentre l’avvocato di Brunetta Fausto Coppi depositerà una memoria per evitarlo.



RENATO BRUNETTA INDAGATO SI DIFENDE: “NORMALE OPERAZIONE PRIVATA TRA SOCI”

«Tutto nasce da una normale vicenda di passaggio di quote di un’azienda, che commercializza prodotti sanitari, fra due soci. Uno ero io, l’altra la compagna del mio ex capo di gabinetto»: lo spiega il n.1 del CNEL Renato Brunetta rispondendo alle domande di “La Repubblica” dopo la venuta a conoscenza di essere indagato dalla Procura di Roma. «E’ stato una normale operazione fra soci. Ho venduto a chi dovevo vendere, perché l’altra socia aveva un diritto di prelazione, e a una cifra congrua, anzi inferiore a quella di mercato, come ha stabilito una perizia», replica l’ex Ministro ai dubbi sollevati dai magistrati.



Brunetta spiega di aver fatto quella cessione di quote senza minimamente voler dare il minimo sospetto di un potenziale conflitto d’interesse: sempre a “Rep” aggiunge che quella operazione «è stata assolutamente regolare. È come vendere un’automobile? Un ministro non può farlo?». Il sospetto dei pm è che invece quei soldi siano stati utilizzati per fini politici, con l’ex Forza Italia che allontana invece l’accusa «Nessuna parte di quella somma è stata utilizzata a fini politici o per sostenere campagne elettorali». Da quanto rivela lo stesso Renato Brunetta, la vicenda è già stata affrontata dal Tribunale dei Ministri di Roma che ha archiviato il reato di corruzione: «Il Tribunale dei ministri non aveva ravvisato gli estremi neppure del reato di finanziamento illecito. Nessuna ipotesi di illecito ministeriale, le carte sono state rinviate alla Procura». I pm ora indagano per finanziamento illecito ma Brunetta con l’avvocato Coppi ha già preparato una memoria «che spiega le ragioni della mia estraneità alle ipotesi che mi sono contestate. Non mi risulta di avere ricevuto un avviso di garanzia e comunque questa vicenda dovrebbe essere coperta dal segreto nella fase attuale. La diffusione in sé di queste notizie è illecita».