Renato Carosone, la moglie Lita Levidi e le sue canzoni di successo

Renato Carosone ha segnato la storia della musica italiana nel mondo diventando il simbolo della musica napoletana. Una carriera di grandissimo successo quella del cantautore, ma anche compositore, pianista, direttore d’orchestra napoletano, considerato uno degli artisti di maggior successo del Novecento. Tra le sue canzoni più famose c’è sicuramente “Maruzzella” che ha scritto e dedicato all’amata moglie Lita Levidi; un brano che a metà degli anni ’50 lo impone definitivamente nel panorama musicale italiano. Gli anni ’50 sono quelli della consacrazioni con canzoni senza tempo che hanno fatto la storia della canzone italiane e che sono patrimonio della nostra storia. Basti pensare a “Tu vuò fa l’americano”, uno dei suoi più grandi successi che ha superato i confini nazionali rendendolo famoso ed amatissimo anche in America.



Tra le sue canzoni ricordiamo anche: “Caravan petrol”, le travolgenti “Pigliate ‘na pastiglia” e “Torero”, brano che viene tradotto in 12 lingue conquistando le classifiche americane. Carosone è tra gli artisti italiani ad aver venduto più dischi in lingua italiana con Domenico Modugno in America; un record che l’ha visto esibirsi sui palcoscenici più prestigiosi ed importanti del mondo: da New York a Cuba fino a La Bussola. I merito alla moglie Lita Revidi, lei e Renato Carosone si sposarono nel 1938 dopo un colpo di fulmine. I due hanno desiderato fortemente un figlio e, un anno dopo le nozze, è arrivato Pino, che non era figlio naturale di Renato Carosone ma venne riconosciuto legalmente come tale.



Renato Carosone e La Bussola, fortemente voluto da Sergio Bernardini: “Come è stato convinto”

La carriera di Renato Carosone è legata anche al famoso ed iconico locale “La Bussola” fondato da Sergio Bernardini. Dopo una partenza non proprio eccellente, il fondatore per rilanciare il locale decise di puntare proprio sul compositore e pianista partenopeo invitandolo sul finire degli anni ’50 ad esibirsi a La Bussola. Proprio il figlio Mario Bernardini dalle pagine del Corriere della sera ha raccontato come sono andate le cose: “papà aveva preso il locale che esisteva già da due anni: non funzionava. Carosone era una star. Per convincerlo fece un lungo pressing sulla moglie: le mandava rose tutti i giorni”.



Un “corteggiamento” serrato da parte di Sergio Bernardini che, dopo aver visto una serie di concerti di Carosone a Milano, lo inviata a bere un bicchiere di champagne; un incontro che si tramuta in una collaborazione, visto che quella stessa sera Bernardini porta Carosone da Milano in Versilia. “Gli fece trovare La Bussola illuminata.’Signor Carosone, faremo grandi cose La cifra non è un problema, la metta lei'” – ricorda il figlio che parlando del cachet dato dal padre a Carosone rivela – “mio padre offrì 190mila. Il costo di un appartamento di allora. Aveva rotto il mercato”.