Renato Curcio, uno dei fondatori delle Br, è indagato dalla procura di Torino per l’omicidio di Cascina Spiotta. A quasi mezzo secolo dai tragici fatti, è stato interrogato per quattro ore al comando dei carabinieri di Roma da un pool di tre magistrati formato dai torinesi Emilio Gatti e Ciro Santoriello, insieme a Diana De Martino della Direzione nazionale antimafia. Ad anticipare la notizia è stata la Gazzetta di Reggio, secondo cui l’81enne, difeso dall’avvocato Vainer Burani, ha negato il suo coinvolgimento.
Invece, per gli investigatori è fondato il concorso alla luce dell’articolo 116 del codice penale, che disciplina un reato differente da quello voluto da ognuno dei concorrenti. Infatti, Renato Curcio è considerato l’ideatore del rapimento dell’imprenditore Vallarino Gancia, un sequestro lampo. Nella sparatoria morirono l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso e la brigatista Margherita Cagol (detta Mara), moglie di Renato Curcio, che all’epoca era latitante dopo l’evasione dal carcere di Casale Monferrato. Invece, un altro carabiniere restò ferito, invece un brigatista riuscì a scappare.
RENATO CURCIO NEGA COINVOLGIMENTO MA…
Per decenni il nome e il volto del fuggitivo rimasero un mistero. Il caso fu riaperto dopo un esposto presentato dal figlio del carabiniere ucciso, Bruno D’Alfonso, assistito dall’avvocato Sergio Favretto. Stando a quanto riportato da Repubblica, l’indagine dei carabinieri del Ros hanno consentito di raccogliere molti elementi che a distanza di molto tempo possono essere analizzati con nuove tecnologie. Negli ultimi mesi sono stati sentiti anche una ventina di ex brigatisti come testimoni, tra cui Alberto Franceschini, che con Renato Curcio e Mara Cagol fu tra i fondatori delle Br. Curcio, oltre a negare il suo coinvolgimento nell’omicidio di Cascina Spiotta, ha pure chiesto agli inquirenti di fare chiarezza sulle circostanze della morte della moglie. Curcio ha fatto riferimento all’esito dei risultati dell’autopsia sulla donna, da cui risulta che fu trafitta da un proiettile sotto l’ascella, un elemento che secondo Curcio dimostrerebbe come in quel momento si fosse arresa e avesse le mani alzate. Gli inquirenti, secondo quanto riportato dall’Ansa, avrebbe replicato che no verrà trascurato alcun aspetto della vicenda.