Renato Farina, giornalista, ex politico e Deputato, ha denunciato il trattamento subito da Report sulle pagine di Libero. Nell’edizione quotidiana del giornale, Farina ha spiegato: “Ho subìto, nel mio piccolo, il trattamento Report. Avevo criticato su Libero, con citazioni precise, e mostrando inconfutabili incongruenze, ribaltamenti di date, testimonianze apocrife, un servizio dedicato alla nota vicenda che va sotto il nome “Palazzo di Londra – caso Becciu” (l’articolo è del 18 aprile 2021). Report invece di replicare sui fatti, ha predisposto in un suo numero successivo un attacco ad personam”.
Il giornalista ha proseguito spiegando nel dettaglio i fatti in questione: “L’8 maggio ha mostrato la mia fotografia, quindi ha fatto parlare sulla mia presunta figura morale ovviamente disgustosa un magistrato che mi aveva inquisito per il “sequestro” dell’imam Abu Omar del 2002: secondo l’accusa era stato commesso dalla Cia, e questo è provato, ma con la complicità dei servizi se- greti italiani, ed in particola- re del direttore del Sismi (intelligence militare) generale Nicolò Pollari e dei suoi dirigenti apicali. Pollari e i suoi funzionari sono stati prosciolti da ogni accusa in merito al sequestro addirittura dalla Corte Costituzionale. Io paradossalmente condannato a una multa di 6.600 euro nel 2007 per averli “favoreggiati”. Avevo patteggiato, per ragioni che solo chi si è trovato come un insetto senza pungiglione in una gigantesca macina, capisce; agli altri dico che ero innocente e ho fatto un errore stretto da necessità familiari in circostanza di forza maggiore”.
Renato Farina, le accuse a Report: “Vi spiego la loro tecnica”
Renato Farina ha proseguito nel suo attacco contro Report spiegando qual è la tecnica che utilizza il programma di Rai 3 per accusare: “Il metodo è quello che ormai è noto come “Character assassination”. Non conta ciò che scrivi e dimostri carte alla mano, ma il fatto che quella mano è tua, e allora gli si può sputare sopra senza tema di smentite. Prevale la mostrificazione del soggetto. Così è stato fatto con me, senza diritto di replica, nel servizio di Report che ho appena citato. Pensavo fosse l’ultima volta. Niente da fare”.
Secondo Farina, uno dei metodi più utilizzati da Ranucci & co, è quello del taglia e cuci: “Ad agosto – difeso da Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Piero Sansonetti: grazie! – sono stato definito “indegno” di essere chiamato a far parte dello staff di un ministro perché io sono io. Anche Report è intervenuto nella campagna per spingermi alle dimissioni inserendo nel suo sito ufficiale una loro intervista taglia e cuci che è la specialità della casa: riuscirebbero a far passare per idiota non dico un povero pirla come me, ma Albert Einstein”.
Renato Farina ha proseguito spiegando di non essersi potuto difendere dalle accuse di Report: “Nel mio caso c’è un’aggravante: non posso difendermi. Sono stato disarmato dallo Stato. È ufficiale. Mi si può percuotere senza che possa non dico reagire, ma neppure ripararmi con un cuscino di piume. Sono passati più di quindici anni dai fatti, che ragione c’è di procrastinare il segreto di Stato? Evidentemente c’è. Lo so perché ho scritto, lo scorso 24 agosto, al presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo di essere sollevato dal divieto di far conoscere segreti che attestano come io mai abbia incassato soldi per me stesso, o per scrivere cose false; ed anzi abbia dato contributi decisivi esponendo a rischio la mia vita per la liberazione di ostaggi. Ecco la corrispondenza che – almeno essa – non è coperta da segreto di Stato o vincolo di riservatezza, intercorsa con il presidente Mario Draghi e che per competenza è arrivata sulla scrivania del sottosegretario che ha la delega al- la Sicurezza, il prefetto Franco Gabrielli; e la risposta negativa del direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), ambasciatrice Elisabetta Belloni, che di fatto mi inibisce qualunque possibilità di difesa”.