Renato Zero e la storia con Lucy Morante

Renato Zero e gli amori della sua vita: da Lucy Morante fino ad Enrico Bonaccorti con cui stava perfino pensando al matrimonio. Due storie d’amore importanti di cui il cantautore ha anche parlato durante varie interviste. Sulla storia con Lucy Morante, il re dei sorcini ha raccontato dalle pagine del Corriere della Sera: “con Lucy non ho mai davvero rotto. È sempre stata parte della mia vita: l’esperienza più bella. E quando non rompi, non hai bisogno di ricucire. Semplicemente, ti ritrovi, e ti riconosci”. Lucy Morante all’epoca lavorava come manager di Renato e proprio a lei ha dedicato l’intero album “Segreto Amore”.



Nonostante tra i due c’è stato un grande amore, Renato non hai mai pensato al matrimonio con lei: “di sposarmi non m’è mai venuto in mente. Ho avuto tante storie, ma non sono mai stato cliente di negozi che vendono bomboniere: ho scelto di sposare il mio pubblico”.

Renato Zero e la storia con Enrica Bonaccorti: il mancato matrimonio

Poi nella vita di Renato Zero c’è stata Enrica Bonaccorti. Una storia d’amore importante che ha visto i due quasi vicino al matrimonio. A rivelarlo è stata proprio la conduttrice: “con Renato avevamo deciso addirittura di sposarci, dopo un paio d’anni ci siamo lasciati e ognuno si è riaccasato, io con quello che sarebbe diventato mio marito. Lui, dopo qualche mese dalla nostra separazione, ci tenne a comunicarmi che si era innamorato di nuovo. “La conosco?”, gli chiesi. E lui: “Lo conosci”. Sono stati insieme vent’anni, mentre io, con mio marito, meno di due”.



Ancora oggi tra i due c’è un bellissimo rapporto di amicizia come ha raccontato la Bonaccorti dalle pagine del Corriere della Sera: “resta un amico. Era Renato Fiacchini che diventava Zero, io fingevo di essere la sua agente, mettevo un abito serio e andavo a vendere le sue serate nei bar. A volte mettevo una tutina nera con le frange e mi esibivo con lui, inventando finte pubblicità. Avevamo vent’anni, ci accomunava un sogno di futuro che di certo avremmo conquistato, senza pensare al come, al cosa”.

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