Renato Zero è tra i protagonisti della nuova puntata di “Techetechetè“, il programma di video-frammenti in onda lunedì 3 agosto 2020 nella fascia pre-serale di Raiuno. Un lungo viaggio alla scoperta di uno dei cantautori di maggior successo e più amati della musica italiana che ha fatto sognare ed emozionare milioni di generazioni con le sue canzoni senza tempo. Da “Il Cielo” a “Il triangolo”, da “Amico” a “Dimmi chi dorme accanto a te”, da “Mi vendo” a “Cercami”, Renato ha dato voce agli emarginati, ai diversi, agli zero del mondo di cui egli stesso ha detto di far parte. Da questo nasce l’idea del suo nome d’arte che gli ha portato fortuna…e anche tanta! Un successo travolgente e straordinario quello di Renato Zero che dalle pagine di Vanity Fair (data 10 settembre 2019) ha raccontato i primi anni della sua carriera artistica: “eravamo un gruppazzo di esclusi di provenienze diverse. Ma tutti con due domicili stabili: il Piper club e i Commissariati. Colpa ovviamente della drastica scelta che avevamo operato. Io più di tutti, ovviamente. Quella trasformazione mi permise così di uscire dal bozzolo delle convenzioni e dell’ovvietà, per sferrare un colpo deciso a tutte le morali e al falso perbenismo. Anche la stampa ci attaccava. Appena accadeva qualcosa di particolare, erano già pronte le didascalie: Generazione degenere! Nullafacenti e parassiti! Depravati e tossici!”. Erano anni duri e difficili, ma di una cosa oggi Renatino è contento: “più vado avanti e più gioisco nel non essermi perso dietro acidi, polveri, pasticche, e altri parassiti. Qualcuno li chiamò paradisi. Amplificatori della genialità. Delle facoltà sensitive e creative. Uno stato di beatitudine perenne. Finché non persi tanti di quegli amici… “.
Renato Zero, il ricordo di Ennio Morricone
Parlando poi della sua carriera, Renato Zero si è descritto come un uomo sempre aperto al dialogo, ma molto meno ai selfie al punto da rivelare: “tanto amo il “contatto umano” che, se non avessi scelto la musica, avrei piazzato un bel banco alimentare al mercato. Sto poco a casa. Ce n’è un po’ per tutti: sorrisi, carezze. Qualche autografo. Ma soprattutto chiacchiere. Si parla così poco di questi tempi, che io sono un po’ preoccupato”. Nonostante tutto però Zero è preoccupato di una cosa: “il tempo sprecato o utilizzato male. L’incomprensione che ritarda un abbraccio, un armistizio, la pace. Io ho sofferto molto per la mia solitudine”. Proprio in questi giorni ha poi ricordato l’amico Ennio Morricone recentemente scomparso con una poesia bellissima: “Ennio che nun sei artro. Che artro qui nun ce serve… Pe dì che abbasti ar monno. Che tu servi alla gente. Je smovi l’interiora. Je scombussoli er core. Li fai senti importanti. Je scateni l’amore… Ennio che nun s’arresta Ch’è ‘n fiume sempre in piena. So partiture scritte da un’anima assai pura Tu fijo de na Roma che soffre ma non trema Spavalda e compagnona tra un vaffa e ‘na preghiera. Ennio che nun te pieghi Che non te fai fregà Perché hai avuto in dote er genio e la sincerità!”. Poi dalle pagine de Il Messaggero (data 17 luglio 2020), le parole di Zero pronunciate durante il il consiglio capitolino straordinario tenutosi all’Auditorium Parco della Musica di Roma: “sono qui per salutare la famiglia Morricone – ha detto il cantautore, occhiali scuri in volto, mascherina nera (poi tolta) che fa pendant con il completo giacca pantalone – esempio di una romanità dispersa . Maria è presente in tutte le partiture di Ennio, è lei che lo ha ispirato e lo ha fatto sentire protetto, perchè quando si fa musica bisogna essere protetti, la musica vuole la nostra totale disponibilità, e non le pantofole o la vestaglia da camera».E ha aggiunto ancora: «Ennio dovunque sei, Renato ti amerà sempre, Renato piangerà ascoltando le tue note, e ti prego, non lasciarci”.