Momento di estrema commozione oggi a Domenica In, durante il finale dell’intervista di Mara a Venier a Renato Zero. Dopo uno dei tanti filmati con le esibizioni strepitose del grande artista, in studio Zero si è molto commosso. Alla domanda si Mara Venier su cosa lo abbia emozionato così tanto, in lacrime Renato ha commentato: “Mi commuove molto il pubblico”, ha spiegato, “perchè lui è la ragione primaria. Oltre questo c’è un silenzio di gratitudine, conforto, carezze, per molti di loro che son venuti qui e si son trasmessi questa bella abitudine di venirmi a trovare e questo fatto che un padre abbia consegnato al figlio l’eredità di un pentagramma, la musica non è leggera”. Come un fiume in piena, Renato ha proseguito ricordando i grandi nomi della musica: “Vorrei ringraziare i miei amici, da De Andrè a Gino Paoli, Domenico Modugno, Lucio Battisti, Lucio Dalla e molti altri perché si decide di fare questo soprattutto per gli esempi che sono sempre meno in questo Paese ed ai quali vorremmo affidare il nostro coraggio e la volontà di essere migliori. Io sono stato un piccolo esempio, una piccola luce nel buio, ma loro sono un faro”. Quindi si è alzato in piedi applaudendo proprio ai nomi sopra citati. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Il ricordo del padre prima di morire

La lunga intervista a Renato Zero è proseguita, intramezzata da un’altra esibizione del grande cantante. Da “I migliori anni della nostra vita” è proseguita la carrellata di ricordi del celebre artista, passando all’esibizione emozionante con Lucio Dalla. “Che fortuna che ho avuto ad avere questi amici, di questa statura e sensibilità”, ha commentato Renato in studio a Domenica In, rammentando quanto di bello gli è stato concesso da assaporare. Un momento della sua vita al quale è particolarmente legato in cui ha avuto l’opportunità di sentirsi in una zona di agio è stato “quando sono stato un paio di notti al capezzale di mio padre che mi lasciava. Lui in quelle due notti di delirio, dal coma, mi ha parlato per un gioco, poi è caduto nel buio. In un delirio magnifico mi ha raccontato tutta la sua vita”, ha rivelato. “Involontariamente mi stava depositando la sua vita e non sempre noi conosciamo la vita dei nostri genitori”, ha proseguito. A colpirlo, il fatto che stesse già “dall’altra parte”: “Quello non era un delirio ma un benvenuto degli altri”, come se stesse raccontando tutto ciò ai suoi fratelli e parenti già deceduti. “Conoscere un padre… è quella la vera felicità”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“Mi manca Gigi Proietti”

Uomo di grande simpatia, Renato Zero ha commentato: “Mi manca tanto Gigi Proietti“, rammentando la loro passione per le osterie. Dopo la morte dell’attore romano, ha aggiunto, il cantante ha mantenuto un basso profilo ma alla trasmissione di Rai1 ha voluto salutare pubblicamente l’intera famiglia, a partire dalla figlia Carlotta. Immancabile l’applauso al compianto attore dopo un filmato che li vedeva entrambi protagonisti per i suoi 60 anni. L’attenzione si è poi spostata sui fan più fedeli, i “sorcini”. “Quando si ha a che fare con la solitudine, e sei un uomo della strada, probabilmente chi è solo si riconosce, si annusa e sa di essere figlio della stessa solitudine”, ha spiegato Renato che ha così abbracciato metaforicamente tutti coloro che si sono riconosciuti in lui e nella sua solitudine. Importante il messaggio del cantante nei confronti delle donne e delle violenze di cui sono spesso vittime: “Uomini, uscite e denunciatevi!”. “L’omertà è pericolosa sia per la coppia che per che è testimone di queste violenze e questi soprusi”, ha proseguito, depositando il suo pensiero sul delicato tema. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Madame e l’aneddoto su Vasco Rossi

In un filmato di appena 70 secondi è stata riassunta l’intera fantastica carriera del grande Renato Zero. Che effetto gli fa rivedersi nei vari momenti della sua vita? “Una stanchezza…”, ha commentato ironico. “Se rifletto ai chilometri, alle autostrade, agli autogrill, a tutti gli strumenti di caricare e scaricare quando ancora non avevo gli assistenti… io facevo praticamente tutto”, ha proseguito. A Domenica In l’artista ha ricordato alcuni simpatici aneddoti legati alla sua lunga carriera, ironizzando: “A me quello che mi ha fatto vincere è stato il passaparola, altro che promozione!”. Spazio quindi agli esordi: “Mi sono sempre truccato da solo”, ha svelato, “era una sorta di rituale, facevo immersioni davanti allo specchio, gli analisti non hanno mai visto un soldo da me. E’ una sagrestia il camerino”, ha commentato. “Di mistico c’è qualcosa nel camerino, ci incontriamo in una nudità totale, in quel momento siamo soli davanti a uno specchio mai cortese”. Dopo il concerto torna nel camerino “come se fossi passato da Equitalia”, ha scherzano. I filmati sono proseguiti con il successo di “Madame” rispetto alla quale Vasco Rossi ha asserito di averla lanciata lui. “Madame è stato il brano italiano suonato nelle discoteche in assoluto tra le canzoni italiane. Vasco aveva Radio Zocca e con un suo socio mi scritturarono a Zocca”, ha svelato Zero. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

Il ricordo di nonna Renata e dei suoi nipoti

Un emozionatissimo Renato Zero si è raccontato a Mara Venier dopo essersi esibito sulle note di “C’è” nello studio di Domenica In. Spazio subito ai ricordi, a partire dall’ultima ospitata proprio nel programma di Rai1. “Sono cresciuto con nonna Renata che mi ha fatto un po’ da mamma perchè mia madre lavorava come infermiera e papà era poliziotto, la loro presenza in casa non era garantibile”, ha raccontato il cantante facendo un passo indietro con la memoria. Sua nonna la portava spesso da altri anziani dai quali Renato assorbiva la loro saggezza. Quando nonna è morta lui aveva circa 16 anni. “Il mio nome viene proprio da mia nonna, impossibile dimenticarla, poi le aveva i baffi”, ha raccontato tra ironia e nostalgia. Un pensiero anche ad Ada e Virginia, le sue due nipoti. Pensando però ai nonni Zero ha ritenuto che loro sono più fortunati dei genitori per l’assenza di quelle ansie tipiche dei genitori: “Non hanno responsabilità così forti per insegnare e prendersi certe licenze. Io li vizio i miei. Sono un grande faccia tosta”, ha raccontato. Durante il Covid anche Renato ha sofferto la lontananza dai nipoti: “questa clausura è importante per loro perché prendono consapevolezza di questo vivere”, ha commentato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

Renato Zero ospite di Domenica In

È appena uscito Volume 1, ‘terzo’ capitolo (a dispetto del titolo) della trilogia di dischi che Renato Zero ha fatto uscire nell’arco di tre mesi. Uno al mese, in sostanza, a partire dal 30 settembre, giorno del suo settantesimo compleanno, che ha voluto festeggiare facendo lui un regalo ai suoi fan. Per la gioia ulteriore dei sorcini, Zero sarà ospite oggi a Domenica in, dove presenterà l’ultimo album facente parte del suo ambizioso progetto. Questa la ragione che l’ha spinto ad approntarlo: “Perché sapevo che quest’opera avrebbe dovuto sopperire anche alle distanze che questo mostro, il Covid, ci ha imposto”, dichiara in un’intervista all’Ansa del 27 novembre. “Mi è sembrato di fornire al pubblico la ricetta per riempire quei vuoi di solitudine indotta”. ‘Solitudine’ anche dal punto di vista artistico e ‘degli’ artisti: “Immagino a fatica di potere essere un Don Chisciotte”, confida, accusando indirettamente le radio di non rendergli la giusta considerazione. E aggiunge: “Quando vieni da una stagione prolifica di talenti e cantautori e fatichi ad avere corrispettivo di confronto, questo distacco ti crea imbarazzo. Ma continuerò a offrire la mia partecipazione e il mio talento che con un certo tipo di impegno che mi sono ritrovato”.

Renato Zero parla del suo nuovo album: “L’amore è il tema principale”

Quanto ai temi delle canzoni, Renato Zero anticipa che “l’amore è presente in tutte le tracce, quello per la musica e quello per il pubblico”. “Tutto si può coniugare attraverso l’amore. Se manca, è difficile anche comunicare. Nell’amore c’è disponibilità”. A proposito di amore e di affetti, il cantautore ne approfitta per far cenno al suo rapporto con Maradona, scomparso mercoledì: “Pur non avendolo conosciuto, è come fosse mio cugino, grazie ai racconti del mio amico Gianni Minà. Le persone che danno con generosità meritano di essere ricordate. Un grande, ma più si è grandi, più si è soli. E la sua solitudine è stata complice della sua dipartita”. Lui, per contro, non si sente solo: “Ho famiglia numerosa, ho un figlio con due nipoti di 15 e 16 anni. Ringrazio di essere ben corredato di affetti. In qualche misura è sufficiente a colmare le piccole distanze fra la professione e la mia zona affettiva”. Di sicuro, però, percepisce tutta la distanza con il suo pubblico, che è impossibilitato a incontrare per via dell’attuale situazione di emergenza sanitaria: “Ma io lavoro”, precisa, “non solo sul palco o in sala di registrazione, anche in taxi o in parco: ovunque sia possibile soffermarmi su qualcosa non posso fare a meno di tirare fuori la penna e scrivere”.