Come salvare Roma dai suoi tanti e gravi problemi? Nominando Torino capitale d’Italia e spostando lì la sede del governo. Questa è l’idea choc di Renato Zero che, ospite a “Io le donne non le capisco” su Radio Radio, ha lanciato una petizione sulla sua città. «Torino capitale d’Italia, ridiamo Roma al turismo e alla cultura», questa la soluzione per il cantautore, romano doc. Una provocazione? Sicuramente. «Se ne andassero tutti a Torino che è una città meravigliosa, dove si lavora, è operosa, è piena di spunti per poter riflettere e c’è un’aria meravigliosa. Roma la riconsegnassero al turismo, la riconsegnassero al patrimonio culturale, ai musei e a tutto il resto». Il problema di Roma per Renato Zero sono proprio i politici. «Sai che vuol dire avere i politici nel centro di Roma? Tutto questo via vai di macchinette blu, bianche e mimetizzati? Sai che io ho la residenza in centro e per andare in centro devo pagare un quantum all’anno per potere andare a casa mia? Voglio dire questo centro è diventato presidio di questo andazzo dei Ministeri e della politica. Non lo trovo giusto».
RENATO ZERO “TORINO CAPITALE D’ITALIA. ROMA? CITTÀ TRACOLLATA”
Renato Zero si è detto pronto a rendere Torino capitale d’Italia e sede del governo, invece vuole Roma «capitale della cristianità». Ma quella del cantautore è una provocazione che nasce dalla consapevolezza che a pochi importi davvero di Roma. «Virginia Raggi sta pagando con la sua permanenza lo scotto di qualcun altro che non ha il coraggio di andare a prendere il suo posto. Perché sarebbe molto scomodo a questo punto per chiunque andare ad operare in una situazione politica ed economica della città ormai tracollata». Renato Zero è convinto che se qualcuno avesse voluto davvero togliere la Raggi dalla guida di Roma, ci sarebbe riuscito. «Se ci fosse stata la volontà in qualche modo di mettere veramente in discussione l’operato della Raggi, lei sarebbe stata costretta a lasciare la poltrona molto prima di ora». Quindi per il cantautore manca un senso di responsabilità collettiva. «Di questa città alla fine non importa niente non solo ai romani, perché ovviamente si rendono conto dell’impotenza di non poterla difendere, ma addirittura a tutta l’Italia».