La prima puntata del nuovo anno di Verissimo si è conclusa con la messa in onda dell’intervista che Renato Zero ha rilasciato a Silvia Toffanin lo scorso autunno. E’ stato un lungo viaggio quello dell’artista che ha ripercorso tutta la sua vita, dall’infanzia vissuta in una famiglia umile e molto unita passando per i primi no fino al grandissimo successo. Legatissimo ai suoi affetti, Renato Zero ha anche raccontato il forte desiderio di avere un fratello. Desiderio che si è poi realizzato. “Io ho desiderato un fratello per dieci anni, Un giorno prima delle vacanze a mia madre diagnosticarono un fibroma, all’epoca era un evento tosto da superare, Passammo un’estate abbastanza dolorosa. Quell’estate era interminabile. Tornammo a casa a ottobre perché mio padre non voleva che vedessimo mia mamma in un momento difficile. Tornando, ho visto mia madre in un mercato vicino casa. L’ho vista, l’ho chiamata, si è girata e… aveva mio fratello”, ha raccontato (aggiornamento di Stella Dibenedetto).



Renato Zero a Verissimo tra musica e rapporto con il pubblico

“Volevo solo esistere”, questo è quello che dice Renato Zero alla fine della sua intervista a Verissimo in cui racconta la sua vita, la sua carriera e i suoi 70 anni in compagnia della musica, questa sua compagna di vita che non invecchia mai a differenza sua. L’artista sa bene quali corde toccare e come parlare al pubblico che ricambia con affetto questo scambio di emozioni e anche oggi sarà un piacere rivedere e riascoltare Renato Zero nello studio di Silvia Toffanin a Verissimo con l’intervista andata in onda un paio di mesi fa. Lui stesso spiega il suo rapporto con il pubblico parlando di un affetto che a volte diventa un macigno: “Sono single, ma ho questa famiglia allargata, e me ne servo con rispetto tutte le mattine.



Appena esco di casa, ho questa bella contaminazione umana, buona che ti fa sentire partecipe…”.  Il poeta della musica italiana racconta anche che il tempo di bilanci è tutti i giorni, lui pensa ogni sera alle persone che non ha visto e affronta i ricordi di qualcuno di cui ha bisogno ma sa bene anche che lui ha la “consolazione di un pentagramma o di un palcoscenico. Nell’amico si trova la spinta, perché un farmaco a volte non basta”.

Il racconto drammatica della sua anemia emolitica

Poi il racconto drammatico della sua infanzia, la paura di Renato Zero bambino di guardare al futuro per via della guerra dalla quale il Paese stava ancora uscendo e poi la rivelazione sulla sua situazione di salute che ha segnato per sempre il suo destino: “Sono venuto al mondo con anemia emolitica abbastanza forte, Mi hanno trasfuso il sangue di un frate. Sono salvo per questo. La sensazione di essere con un piede dall’altra parte me la porto sempre addosso. E questo mi ha portato ad avere grande rispetto per la vita e a condividerla. Anche se sono single, alla fine non lo sono perché sono abitato da tutti”.