L’emergenza coronavirus rischia di abbattersi al massimo della sua potenza su Renault. Il colosso francese dell’automobile, che aveva già avviato un’alleanza con Nissan per cercare maggiore competitività sul mercato, potrebbe essere costretto a tagli per 2 miliardi di euro per riuscire a evitare il fallimento, tagli economici che preludono anche alla chiusura di diversi stabilimenti. A fare il punto della situazione, dunque tutt’altro che rosea per Renault, è stato il ministro francese dell’economia, Bruno Le Maire. Non va dimenticato che Renault viene controllata anche dallo Stato con una considerevole quota azionaria intorno al 15%, Le Maire non ha voluto nascondere con le sue parole la grave crisi della casa automobilistica parlando di “seria difficoltà finanziaria” e aggiungendo che bisogna agire “urgentemente”, perché Renault “può scomparire”, e si tratterebbe di un vero terremoto considerando anche ciò che significa simbolicamente la casa automobilistica della losanga per la Francia.



RENAULT, ANSIA PER LO STABILIMENTO DI FLINS

Un appuntamento decisivo è previsto per venerdì prossimo, il 29 maggio, quando il gruppo sarà chiamato a presentare il suo piano strategico valido fino al 2022, che dovrebbe prevedere la chiusura di tre stabilimenti in Francia, come anche la conversione dell’emblematico sito industriale di Flins, il più grande del marchio Renault (2.600 lavoratori e capacità produttiva di 400mila veicoli all’anno), sito nel dipartimento delle Yvelines, hinterland di Parigi. Una fabbrica che ha rappresentato qualcosa di importante anche per le lotte operaie francesi e che rischia di essere un simbolo caduto. Ma il ministro Le Maire ha detto chiaramente che non firmerà assegni in bianco e se Renault vuole ottenere aiuti (si è parlato addirittura di un’iniezione di 5 miliardi di euro) dallo Stato dovrà impegnarsi a tutelare il lavoro in Francia senza delocalizzazioni o chiusure selvagge. “Flins non deve chiudere“, ha aggiunto Le Maire, aprendo un potenziale braccio di ferro con Renault.

 

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