Continua l’offerta di titoli di Stato da parte del Tesoro italiano e, ancora una volta, continua a sua volta il crescere dei rendimenti riconosciuti agli investitori richiedenti. Venerdì sono stati collocati 9,5 miliardi di nuovi strumenti così ripartiti: Btp per un complessivo ammontare pari a 6 miliardi e CcTeu per 3,5 miliardi. La prima categoria ha visto due scadenze che, caratterizzate da durate diverse, hanno comunque trovato un buon riscontro nella loro domanda. Nello specifico, il mercato ha assorbito abbondantemente sia la quarta tranche del Btp a 5 anni (scadenza 01.04.2028), sia l’importo offerto relativo al sempre Btp, ma, con duration maggiore ovvero a 10 anni e scadenza al 01.05.2033.
Per entrambi gli strumenti finanziari il rendimento lordo finale ha registrato un incremento rispettivamente a +14 (3,84%) e +6 (+4,34%) punti base, mentre il cosiddetto “rapporto di copertura”, seppur completamente soddisfatto, ha riscontrato una maggior preferenza per il titolo a scadenza più breve (rif. Btp a cinque anni) con un valore a 1,55 rappresentativo di un ammontare richiesto di oltre 3,8 miliardi a fronte di un controvalore assegnato di 2,5 miliardi.
Anche il terzo sottostante, ma a tasso variabile (rif. CcTeu), ha comunque beneficiato di una buona domanda (oltre i 4,7 miliardi) con un suo definitivo “rapporto di copertura” a 1,36 riconducibile all’importo assegnato di 3,5 miliardi e un rendimento lordo finale a quota +2,97%.
Tralasciando quest’ultima forma di investimento caratterizzata da una struttura di remunerazione variabile è opportuno sottolineare la recente e verosimilmente futura dinamica rialzista dei rendimenti appartenenti ai titoli cosiddetti a tasso fisso. Da oltre un anno, complice l’azione di politica monetaria della Bce, il ritorno ad avere un guadagno accomuna l’intero universo investibile obbligazionario che, causa il precedente status dei tassi sotto soglia zero, aveva prevalentemente beneficiato dell’incremento delle quotazioni.
Analizzando l’entità dei rendimenti di emissioni governative non italiane e, soffermando l’attenzione ai titoli benchmark tedeschi, il rialzo complessivo appare evidente soprattutto se focalizzato alla parte breve della curva (rif. scadenza a due anni): la Germania, in queste ultime ore, vede i propri strumenti aggiornare la loro soglia di yield to maturity oltre i 3 punti percentuali raggiungendo, di fatto, i livelli dell’anno 2008. In Italia, invece, sempre attraverso le recenti quotazioni della medesima forma di investimento biennale, ha ritoccato al rialzo il premio finale ormai attestatosi al +3,66% ovvero alle soglie del 2012.
Certamente, i prossimi collocamenti di titoli di Stato (non solo italiani) vedranno un ulteriore incremento di rendimento che seguirà le scelte future in capo alle rispettive banche centrali e, possiamo serenamente ammetterlo, si tratta di un buona notizia (almeno per i risparmiatori). È pur vero, come ovvio per tale tipologia di strumenti finanziari, che le quotazioni in essere subiranno una inevitabile perdita e, pertanto, un’ennesima delusione in dote ai sottoscrittori già detentori di titoli obbligazionari. Osservando gli attuali ritorni in conto capitale, e guardando a nuove emissione governative, riteniamo opportuno privilegiare le scadenze brevi (prevalentemente non superiori ai 2 anni) che, nella loro interezza (rendimento e durata), soddisfano e soddisferanno sicuramente le primarie esigenze di risparmiatori e cauti investitori che, sicuramente, in questi ultimi anni avranno detenuto gran parte dei loro patrimoni in liquidità.
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