La legge 111/2023, vale a dire la delega fiscale in vigore da meno di due settimane, potrebbe favorire una riduzione sulle rendite finanziarie dal 26% al 20%. Non sarà una modifica da operare in tempi stretti e intanto si ragiona su quali azioni intraprendere per alleggerire il divario reddituale fra i sessi e le generazioni: detta riduzione è stata più volte proposta anche dalle varie casse previdenziali.



Rendite fiscali: la riduzione è stata chiesta dalle casse previdenziali

Mediamente, infatti, un professionista dai 30 ai 40 anni ha un reddito inferiore ai 23.000 euro. Il reddito cambia anche in base all’età dei contribuenti e infatti tra i 50 e i 60 anni è di circa 47.300, con punte di quasi 54.800 euro per la componente maschile e di poco più di 32.000 per le donne.



In realtà è la stessa riforma fiscale a contemplare nell’articolo 5 “l’applicazione di un’imposizione sostitutiva in misura agevolata sui redditi di natura finanziaria conseguiti dagli Enti di previdenza obbligatoria privati, di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103” ciò significa che l’argomento era già allo stadio germinale, anche se poi non è stato più affrontato. Vero è che per l’attuazione della legge delega servono almeno 24 mesi di decreti attuativi e dunque la riduzione dell’imposizione fiscale per le rendite finanziarie potrebbe tornare in auge.



Del resto era stato già affrontato dal viceministro dell’economia Maurizio Leo nel marzo scorso, agli Stati generali dell’Associazione delle Casse (Adepp), spiegando che il governo intende procedere all’equiparazione con i Fondi pensione, con un calo, cioè, dell’imposizione fiscale di 6 punti percentuali.

Rendite fiscali: si attendono i decreti dei dicasteri del Lavoro ed Economia

L’uscita del decreto dei ministeri dell’Economia e del Lavoro sugli investimenti degli Enti era prevista per il 30 giugno, ma il sottosegretario del dicastero di via XX settembre Federico Freni, durante il forum della Cassa dottori commercialisti a Roma, ha rassicurato il settore degli enti previdenziali a luglio, precisando che si farà un lavoro accurato non ponendo tetti percentuali sui beni detenuti e salvaguardando l’autonomia degli Enti.

Per l’ADEPPal momento dell’ingresso nel mercato, il reddito delle professioniste under 30 è circa il 20% in meno, rispetto a quello dei colleghi“. I lavoratori beneficiano anche del welfare delle casse, insufficiente a colmare il divario di reddito, benché “indispensabile per conciliare vita e lavoro, in aggiunta a quelli previsti dal legislatore”.

Oltre 162 milioni riconosciuti a più di 83.000 professionisti, a titolo di esonero parziale dei versamenti non sono ancora stati restituiti alle Casse, perché “bloccati” al ministero dell’Economia.