“TV ITALIANA CONTRO LE PERSONE LGBT”: L’ATTACCO DI RENEW EUROPE CONTRO IL GOVERNO MELONI
I partiti centristi filo-Ue attaccano il Governo Meloni e la Rai per presunte censure sulla presenza di persone LGBTQ sulla tv pubblica italiana Uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di larga parte del centrosinistra prima delle Elezioni Politiche 2022 era quello di considerare un potenziale Governo di Centrodestra a guida Meloni come un rischio per la tenuta sociale, un ipotetico allarme di neo-fascismo e anche un avvicinamento pericoloso dell’Italia alle leggi di Putin e Orban, rispettivamente in Russia e Ungheria.
È passato ormai un anno dalle Elezioni e l’accusa che perviene dal partito Renew Europe – di cui fanno parte Italia Viva, Azione e PiùEuropa – è quella esattamente imbracciata in questi mesi di scontro politico: «La diffusione della propaganda anti-LGBTIQ da parte dei partiti di estrema destra nell’UE è andata troppo oltre!», si legge in un post diffuso dai canali social di Renew, dove si aggiunge «All’apertura della plenaria di questa settimana, chiediamo che il Parlamento Europeo si opponga a una nuova proposta in Italia, che vieta di mostrare le persone LGBTIQ sulla TV pubblica, ispirata a Putin e Orban». Osservando le dirette risposte avute dai membri della maggioranza si intuisce come il dibattito in merito alla questione Rai-Governo sia ben più complesso di come viene evidenziato da Renew Europe, ma è poi l’analisi di fact chenking svolto da PagellaPolitica a rivelare come si possa parlare di una sostanziale “bufala” o “fake news”. Vediamo qui sotto perché.
PAGELLAPOLITICA SMENTISCE RENEW: “NON C’È NESSUN DIVIETO SULLA RAI”
«Abbiamo verificato e le cose non stanno come ha scritto il gruppo parlamentare europeo, di cui fanno parte due partiti italiani, Azione e Italia Viva»: così sottolinea subito PagellaPolitica facendo riferimento all’emendamento presentato da 4 parlamentari del Centrodestra in merito al contratto di servizio Rai votato negli scorsi giorni. Il contratto viene stipulato tra il Ministero delle Imprese (ex MISE) e la Rai e di fatto disciplina la concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale in Italia: va rinnovato ogni 5 anni e la tranche 2023-2028 è stato da poco approvato con i voti di Centrodestra e M5s in Commissione Vigilanza Rai.
Tra le oltre 350 proposte di modifica al contratto c’era l’emendamento 5.29, presentato dai quattro parlamentari di Forza Italia che fanno parte della commissione: si tratta di Rita Dalla Chiesa e Andrea Orsini (deputati), Maurizio Gasparri e Roberto Rosso (senatori). La modifica alla fine non è stata approvata – primo elemento da tenere a mente – e avrebbe riguardato l’articolo 5 del contratto, ovvero quello che stabilisce le «modalità per rendere l’offerta del servizio pubblico attrattiva per il pubblico giovane». Tra gli altri obiettivi, quell’articolo prevede la promozione di temi legali alla genitorialità e la natalità: l’emendamento, scrive PagellaPolitica, voleva inserire anche la promozione della «rappresentazione positiva dei legami familiari secondo il modello di famiglia indicato dall’articolo 29 della Costituzione». Non c’era dunque alcun divieto specifico ed esplicito al mostrare persone LGBTIQ nella televisione pubblica: se approvato infatti l’emendamento – che ripetiamo, non è stato approvato (e il tweet di Renew Europe è giunto l’indomani della votazione, dunque a risultato conosciuto) – avrebbe portato la Rai a promuovere l’immagine positiva della famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» ma senza impedire di mostrare anche altri tipi di famiglia. Paragonare quel tentativo di legge con quelle invece presenti in Russia e Ungheria è altrettanto falso in quanto le legislazioni di Orban e Putin prevedono divieti espliciti sulla presenza di persone LGBT su canali media.