IL SENATO VOTA “PER” RENZI: PASSA IL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE
L’Aula del Senato vota “per” Renzi e “con” Renzi e manda il tema del conflitto di attribuzione direttamente alla Corte Costituzionale: dopo l’arringa del senatore di Italia Viva, Palazzo Madama approva la relazione della Giunta con 167 voti favorevoli, 76 contrari e nessun astenuto.
Viene confermato il sollevamento del conflitto di attribuzione contro i magistrati di Firenze del caso Open che avrebbero inserito, secondo l’accusa renziana, «nel fascicolo dell’inchiesta, chat e mail di quando Renzi era già senatore». «Oggi il Senato scrive a larghissima maggioranza un’importante pagina di civiltà giuridica», scrive su Twitter il senatore renziano Francesco Bonifazi, subito ripotato dallo stesso Renzi. «Non è consentito a nessuno violentare la vita delle persone pensando che questo sia giusto», ha concluso nel discorso in Senato Renzi ribadendo la sua posizione nel merito contro i pm di Firenze, commentando la lettera “intima” di Tiziano Renzi data in pasto ai media e giornali. M5s e Pd votano in maniera diversa come anticipato dai loro rispettivi leader: i Dem hanno votato con il Centrodestra e in favore di Renzi, i 5Stelle hanno invece votato contro la relazione della Giunta per le immunità.
IL DISCORSO ‘INCENDIARIO’ DI RENZI AL SENATO
«Se c’è da denunciare un PM che non rispetta la legge, lo denuncio»: è molto netto il discorso di Matteo Renzi in Senato a riguardo del conflitto d’attribuzione di poteri sollevato dal senatore di Italia Viva nei confronti dei procuratori di Firenze sul procedimento penale del caso Open.
Palazzo Madama è chiamato a votare per l’appunto sulla richiesta del leader di Iv in merito alla relazione della Giunta per le Immunità – relatrice la forzista Fiammetta Modena – per portare davanti alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione dei poteri per i pm di Firenze che indagano sul conto di Renzi, accusato di finanziamento illecito ai partiti tramite la propria Fondazione Open. «Chi oggi dice che siamo in presenza del tentativo di un senatore di allontanarsi dal suo processo, mente sapendo di mentire. Questo è un conflitto di attribuzione e non ha niente a che vedere con la posizione personale dell’imputato: non cambia niente nel processo che mi riguarda. Siamo qui perché si parla non di me, ma di un principio di civiltà giuridica», attacca a spron battuto l’ex Premier nel discorso davanti all’Aula di Palazzo Madama. Il conflitto contro i pm – denunciati dallo stesso Renzi – riguarda l’utilizzo di alcuni messaggi privati dell’ex premier risalenti al giugno 2018, quando Renzi era senatore della Repubblica, senza però formulare – come sancito dall’articolo 68 della Costituzione – richiesta formale d’autorizzazione al Senato. «Questo conflitto di attribuzione non ha niente a che vedere con la mia posizione, con quella dell’imputato. Non cambia niente nel processo che mi riguarda.», sottolinea Matteo Renzi, «Le carte dalla procura fiorentina sono state acquisite illegittimamente, lo dice la Corte di Cassazione, con 5 sentenze». La Cassazione dice che «sono stati illegittimamente acquisiti documenti che dunque non andavano acquisiti. Che i pm di Firenze non abbiano rispettato le regole è acquisito», ribadisce il senatore fiorentino confermando che il suo non è un attacco alla magistratura tour court ma a quanto fatto contro di lui e contro chiunque sia in politica oggi. Renzi parla di «pm d’assalto che si sostituiscono al potere politico», ribadendo a chi non voterà a favore di questo conflitto, «La mia vita è stata messa in pasto a una clamorosa campagna non solo di stampa. Vi auguro che quello che è successo a me non accada a voi».
CONFLITTO D’ATTRIBUZIONE POTERE PM: COME VOTANO I PARTITI
«Nelle democrazie occidentali un giudice penale non decide cosa sia un partito e cosa no», conclude Renzi nel suo discorso al Senato, «Non rispettare la costituzione è reato. Violare il segreto istruttorio è reato. Diffamare è reato. Se c’è da denunciare un PM che non rispetta la legge, lo denuncio». A favore del conflitto di attribuzione dei poteri hanno deciso di votare, oltre a Italia Viva e i partiti di Centro, anche il Partito Democratico e l’intero comparto del Centrodestra fatto di Lega, FdI e Forza Italia. Secondo la relazione della Giunta i messaggi scambiati su WhatsApp nel 2018, quando Renzi era senatore, rientrano «pleno iure nel concetto di corrispondenza e per questo i magistrati avrebbero dovuto chiedere preventiva autorizzazione prima di acquisirli». In Giunta la proposta a favore di Renzi è passata grazie ai voti di tutto il centrodestra e a quelli d’Italia viva, mentre si erano astenuti Pd e M5s: oggi Letta ha annunciato che i Dem voteranno a favore di Renzi, mentre il Movimento 5Stelle voterà contro. «Voteremo non contro un singolo senatore, ma perché difendiamo valori e principi del Movimento. Non ci sono requisiti per chiedere un conflitto di attribuzione», ha spiegato Giuseppe Conte entrando al Senato nel pomeriggio. Se il voto come ormai certo passerà al Senato, sarà la Consulta a dover determinare se vi sia o meno conflitto di poteri nei procuratori di Firenze sul caso Open.