Gianfranco Rotondi fa la sua profezia. E quando la previsione arriva da uno cresciuto alla scuola politica della Democrazia Cristiana c’è da scommettere che l’esito non si allontanerà più di tanto dalla realtà. Oggetto del vaticinio? La crisi di governo, finora solo ventilata, ma ancora di più lo scontro personale tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Resa dei conti che difficilmente sarà evitata, spiega Rotondi all’AdnKronos, e la ragione è molto semplice: “Il governo cadrà per incompatibilità politica non su una questione pratica che, in apparenza, sembra la ragione del conflitto. Renzi è ‘assetato di sangue’, vuole la testa di Conte. La politica è sangue ma, come diceva Rino Formica, è anche altro. Conte ci naviga in mezzo da due anni. Penso che Conte abbia una cultura democristiana e abbia le capacità per gestire una situazione del genere. Nella grammatica dc si diceva che ‘il nemico o lo affronti o te lo fai piacere’ ma, se lo affronti, devi essere certo di batterlo e non mi pare il caso del governo. Tra Renzi e Conte io scommetterei più sulla vittoria del primo che non del secondo“.
GIANFRANCO ROTONDI: “RENZI ‘ASSETATO DI SANGUE’, VUOLE LA TESTA DI CONTE”
Rotondi spiega che la tattica di Renzi è quella di alzare i toni “perché interpretare la parte distruttiva è più facile che impersonare quella costruttiva. Non sto a discutere la posizione di Renzi, perché se anche non condivido il suo modo di agire, posso capire le sue mosse“. Il leader di Iv, racconta il fedelissimo berlusconiano, “non ritiene Conte all’altezza della situazione e Conte lo sapeva fin dall’inizio e lo sapeva così bene che avrebbe dovuto escogitare le contromosse per salvare la pelle. Per questo penso che a Conte (e anche a Renzi) convenga incontrarsi sulla politica, non sull’attività di governo“. Più dell’immediata contingenza, però, il vero motivo della disfida tra Renzi e Conte sarebbe il presidio di un’area politica che dal declino di Berlusconi non conosce padroni: “Il nodo che condiziona le legislatura è politico. Si è detto e scritto che Renzi sia uscito dal Pd per presidiare in Italia la cosiddetta area Macron. Abbiamo visto bene, specie negli ultimi mesi, che in Europa esiste un’area elettorale che si colloca tra sovranisti e sinistra. Si tratta di un fenomeno composito e non è rappresentato da un solo partito: in Europa, prima c’è stato Macron, ma ora specie nelle elezioni amministrative e locali, avanzano i Verdi come è avvenuto in Germania“. Rotondi dunque mette in chiaro: “In Italia Renzi vorrebbe presidiare questo bacino elettorale ma forse pensa che, restando alla guida del governo, Conte possa insidiare questa sua leadership. Detta così e con una battuta, sembrerebbe più che una disputa politica è una lite per una licenzia edilizia finalizzata alla costruzione di questa nuova area politica“.
ROTONDI: “CHI LA SPUNTA TRA RENZI E CONTE? COME NEL ’94”
Lo scenario ipotizzato da Gianfranco Rotondi prevede dunque una rottura tra Renzi e Conte: ma cosa succederà subito dopo? “Sulla nascita di un governo di un’unità nazionale non scommetterei un centesimo. Come cade il governo si va a votare, si scopriranno le intenzioni di Renzi e conosceremo il partito vero per cui Renzi ha deciso di uscire dal Pd. Renzi aspetta Conte al varco, nel momento in cui Conte uscirà allo scoperto, la legislatura è chiusa. Conte annuncerà di essere in campo con un suo partito e Meloni e Salvini saranno appagati perché la parola passerà nelle mani del popolo“. Rotondi continua: “Io non credo a un’agonia prolungata del governo e della maggioranza. Ritengo che la soluzione della vicenda si presenterà a breve. Ripeto: il nodo è politico, dietro al Recovery Fund, al coordinamento dei Servizi di Sicurezza o al Mes c’è la concreta determinazione di Renzi che vuole sbarazzarsi di Conte, che è il suo concorrente nella costruzione del Partito degli italiani“. Il deputato di Forza Italia conclude: “Anche se sono passati più di 25 anni vedo molte analogie con il 1994. Si scioglieranno le Camere e spunterà qualcuno che spariglierà le carte del tavolo elettorale. Scenderà in campo qualcuno che si ha l’ambizione e il progetto di presidiare quel vasto campo politico collocato tra sovranismo e sinistra tradizionale. Renzi pensa di essere lui; Conte non vuole essere lui, ma le circostanze lo costringeranno a scendere in campo. C’è un’ultima variabile: se Conte e Renzi escono distrutti dalla lotta che hanno ingaggiato, allora come nel ’94 – come avvenne con Silvio Berlusconi – c’è lo spazio per la discesa in campo di una faccia nuova. Chi è? Io lo so ma non lo dico. Di sicuro lo scopriremo presto, perché la legislatura non durerà tanto“.