Non era neanche passato un giorno dalla “tregua” vista sul Dl Scuola tra Italia Viva e il Governo che subito Matteo Renzi ha trovato immediato modo per riaprire le fratture interne alla maggioranza: non facendo votare i suoi tre senatori in Giunta per le Immunità al Senato, ha di fatto mandato in minoranza il Governo sul processo Salvini-Open Arms rimandando in Aula a giugno il dibattito sul mandare o meno a procedimento l’allora Ministro dell’Interno. Da Pd e M5s sono arrivate parole di sdegno per l’ultima “mossa renziana”, mentre nell’intervista oggi a Repubblica è lo stesso Renzi a spiegare l’azione di Italia Viva: «Noi abbiamo salvato Bonafede, non Salvini. E ci è già costato molto. Abbiamo fatto esattamente come la scorsa volta, non partecipando in Giunta e rimandando all’aula. Poi decideremo in base alle carte: questo impone la serietà e non il giustizialismo. […] Non si batte Salvini con i processi, finché non impariamo a distinguere, saremo sempre schiavi di un uso politico della giustizia». Ma è il sempre ben informato “retroscenista” del Parlamento Augusto Minzolini (ex parlamentare di Forza Italia) a delineare sul Giornale il “pizzino” che l’ex Premier avrebbe mandato con quel non-voto ieri in Giunta tanto a Salvini quanto all’intero Governo giallorosso. «Oltre al garantismo – spiega poi il renziano Michele Ansaldi all’Ansa- ci toglieremo la soddisfazione di dimostrare come Conte e Di Maio abbiano condiviso le scelte di Salvini su Open Arms».
IL RETROSCENA DI MINZOLINI
Ed è proprio questa sfida aperta a Conte e Di Maio a rappresentare ancora una volta una sorta di “ultimatum” di Matteo Renzi al Governo: secondo Iv l’allora vicepremier M5s e il Presidente del Consiglio erano del tutto a conoscenza di quanto aveva normato Salvini sul caso Open Arms. Secondo Minzolini, ieri Renzi ai suoi avrebbero confidato «La mossa su Salvini in giunta è stata opportuna. Se siamo garantisti non potevamo fare altrimenti. Non mi importa se perderò consensi. E faremo la stessa nell’aula del Senato. Sempre che Salvini non faccia ca**ate».
Il retroscena offerto dall’ex direttore del Tg1 è molto più vasto e include il ragionamento fatto da Italia Viva e da Renzi tanto sul nodo Bonafede quanto sul prosieguo del Governo giallorosso: «con questa decisione Renzi si è rimesso al centro dello scenario politico, al confine tra la maggioranza e il centro-destra, il posizionamento che è alla base del suo investimento politico. Per alcuni versi proprio l’aver salvato il “giustizialista” Bonafede la scorsa settimana, gli ha permesso ieri di rivendicare il “garantismo” su Salvini». Ora però, osserva Minzolini quanto ogni minimamente attendo alle dinamiche politiche del Parlamento, Renzi è chiamato alla (ennesima) prova del nove: darà seguito in Aula alla sua “minaccia”, oppure modificherà all’ultimo le intemperanze e proseguirà ad appoggiare il Governo Conte-2?