Renzi e Calenda si sono stretti la mano con lo sguardo ben oltre le elezioni. La necessità di stare assieme ha aperto gli scenari di possibili percorsi che possono dare ad entrambi soddisfazione. Fatta di necessità virtù, si getteranno a testa bassa nella campagna elettorale con l’idea di attrarre i voti borghesi (o degli aspiranti tali), che non sono tantissimi, ma sono abbastanza da portarli in una forbice tra il 6 ed il 10 per cento. Diventerebbero il centro vero, che manca dalla morte della DC, e potrebbero aprire una stagione nuova per la politica italiana. Potrebbero. Per farcela avranno bisogno di tradire se stessi, ed in parte lo stanno già facendo. Renzi ha capito che dovrà eclissarsi il più possibile, mettersi nelle retrovie e lasciare a Calenda il ruolo dell’ariete. Calenda ha dovuto chinare il capo innanzi a Matteo e chiedergli ospitalità nelle liste. Due atti di umiltà egoistica che però vanno sulla strada giusta.
I due sanno che per realizzare ciascuno i propri desideri ha bisogno dell’altro. Carlo ambisce a palazzo Chigi, prima o poi. Matteo si vede fuori dalla scena nazionale con i piedi solidi a casa sua. Possono diventare i gemelli del gol come Pulici e Graziani e vincere lo scudetto da outsider. La loro proverbiale antipatia (da parte del ceto politico) può essere la chance giusta per riprendere il filo del 2014. Attaccare i problemi alla base, rottamare i cinque stelle, evidenziare le contraddizioni del PD e della Meloni sui temi internazionali sono chiavi di comunicazione efficaci che ben estremizzate possono motivare i pigri moderati e portarli alle urne. Tutto ciò potrebbe accadere. Se non saranno entrambi scorpioni sul dorso di una rana e se non si lasceranno prendere la mano dal loro caratteri egotici. In più gli tocca aprire il cuore oltre che la mente.
Un pezzo di Paese ha bisogno di sentirsi compreso nelle sue difficoltà quotidiane. Salariati ai minimi, pensionati, piccoli imprenditori vivono con spavento questi mesi a venire e hanno bisogno di vedere in Renzi e Calenda quelli che li porteranno fuori dai problemi, non quelli che li vedono come un problema. Per fare ciò dovranno assomigliare ai Dioscuri e sfatare il mito dei fratelli coltelli, lanciando una vera stagione di riformismo moderato.
Quelli che li seguono sperano che ciò accada. I pochi posti sicuri sono presi d’assalto dai fedeli e fedelissimi, ma nessuno di loro potrà far a meno dei due leader a cui hanno affidato le loro sorti. Se per gli altri schieramenti si parla di “garantiti” da portare a Roma, in Azione e Italia Viva qualche punto percentuale può essere la salvezza di tanti. Il tutto senza dimenticare la pattuglia rosa, dalla Carfagna alla Boschi, che ha inciso non poco nella ritrovata sintonia. Saggiamente hanno siglato un patto tacito per tutelare i loro frontmen dimenticando le reciproche invidie e suggerendogli una strada comune. Tutto ciò potrebbe essere con molta più probabilità di quel che si pensa. Il patto tra Carlo e Matteo è molto solido e prevede che ognuno insegua i propri sogni con il sostegno dell’altro. Uno si vede saldo nello studio della Prua d’Italia che guarda via del Corso a guidare il Paese, l’altro in bilico tra Bruxelles e New York fregando il posto a Letta. Come sempre.