UN CAMPO LARGO E… CATTOLICO: LA NUOVA PROPOSTA DI MATTEO RENZI SUL CENTROSINISTRA

Il “campo largo senza veti”, poi i 10 punti per l’accordo a sinistra e ora un federatore cattolico: Matteo Renzi lancia una nuova proposta per provare a unire un Centrosinistra che dalla nascita del Governo Meloni ha inanellato un 1 a 12 nei risultati delle Elezioni Regionali. E così dopo la cocente sconfitta in Liguria e alla vigilia della doppia sfida in Emilia Romagna e Umbria, il leader di Italia Viva non ci sta alla “messa in angolo” voluta dal M5s di Conte per accettare di entrare nella coalizione progressista da opporre al Centrodestra di Meloni: intervistato dal quotidiano della CEI “Avvenire”, Renzi inquadra l’attuale situazione politica e reputa come non sia possibile vincere in Italia senza avere una forte componente cattolico-moderata.



A domanda diretta sulla possibilità che possa essere il sindaco di Milano Beppe Sala quel tipo di “federatore” esterno della sinistra, riuscendo dove prima solo Romano Prodi ha saputo fare, Renzi da un lato boccia l’ipotesi e rilancia sulla necessitò di parlare al mondo cattolico: «ben venga l’aiuto di Sala», meno le “sbandate” per Di Maio o i Verdi nel recente passato, piuttosto il suo aiuto dovrebbe essere «tenere Milano più sicura di come è oggi». Alla consueta stilettata del senatore fiorentino segue però la proposta che difficilmente piacerà alla sinistra radicale, e probabilmente alla stessa Elly Schlein: «non si vince senza rappresentare anche il mondo cattolico». Per parlare al mondo moderato in Italia, conclude il ragionamento Renzi, serve evitare di aggiungere nuove tasse (come propone il Pd con la patrimoniale), parlare di sicurezza e avere un attenzione ai cattolici. In questo senso, né Schlein né tantomeno Fratoianni e Bonelli sarebbero «riconosciuti da questo popolo», sentenzia l’ex Premier.



TRA VETI E REGIONALI: L’AFFONDO RENZIANO CONTRO M5S, PD E SCHLEIN, CON UN “PIZZICO” DI TRAVAGLIO…

Renzi ne ha poi per tutti nell’intervista all’”Avvenire”, dal Centrodestra di Meloni al “suo” campo largo fino alla sinistra radicale e all’Europa, ma è contro il “nemico” storico Giuseppe Conte che riserve le maggiori stilettate, in compartecipazione alla leader del Pd Elly Schlein. Se da un lato infatti la giusta strada per il Centrosinistra è superare i veti interni, poi Schlein ha come “razzolato” male sulle conseguenze, facendo imporre la linea contiana in Liguria, Emilia e Umbria sulla presenza di Italia Viva tra le liste della sinistra.



Se già alla sconfitta di Andrea Orlando aveva sentenziato, ora Renzi si fa ancora più netto nello sgombrare il campo largo da possibili altri veti, «in Liguria ci hanno espulso, in Umbria ci hanno nascosto per obbedire al diktat di Giuseppe Conte». Dopo avergli sostanzialmente dato del “leader vanesio che vive nel rimpianto”, Renzi sul presidente M5s contesta il continuo cambiare linea non tanto per volere dell’elettorato, ma per le scelte della linea politica dettate – a suo dire – dal direttore del “Fatto Quotidiano” (che infatti post-Liguria ha suggerito un futuro lontano dal “campo largo” per il Movimento 5Stelle). Secondo Renzi sono gli articoli di Marco Travaglio a dare la linea politica in casa M5s, «più delle idee di Conte». E da qui la domanda-ultimatum al Pd: «la situazione è imbarazzante» e Schlein una posizione la deve prendere, se allargare il “campo” o rimanere ancorata al M5s. Renzi la sua l’ha detta, con un federatore (senza fare nomi) di area cattolica a tenere assieme riformisti e socialisti: ma a quel punto la sinistra radicale davvero potrebbe sottostare al “criterio” dettato dai centristi?