Perché Matteo Renzi e Italia Viva non hanno votato le mozioni di sfiducia che avrebbero fatto cadere il Governo Conte? Lo ha spiegato lui stesso in un’intervista a Repubblica. L’argomento è noto, e riguarda il caso del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: il centrodestra ed Emma Bonino avevano presentato mozioni di sfiducia per il suo operato – in merito alla vicenda della nomina Dap e delle presunte pressioni di boss mafiosi in carcere – ma Italia Viva, pur totalmente contraria alle azioni del Guardasigilli, ha votato contro la sfiducia e di fatto salvato il Consiglio dei Ministri. “Possono tenersi le poltrone, a me interessa la politica” ha detto Renzi, che ha spiegato la sua posizione dicendo come in questo momento all’Italia serva un’iniezione di fiducia che eviti o mitighi una crisi occupazionale già in atto. “Voglio sbloccare i cantieri e una politica industriale ha aggiunto. Ecco allora spiegato il perché del voto di Italia Viva.



Matteo Renzi ha approfondito il concetto: il Governo deve stare in piedi perché oggi una crisi farebbe solo male all’Italia, “benedicendo” il garantismo e lanciando una frecciata allo stesso Bonafede che “quattro anni fa diceva che un politico si deve dimettere anche solo se c’è un sospetto”. Il garantismo ha dato una lezione al giustizialismo, per usare le sue parole; e poi ha rincarato la dose circa la sua responsabilità personale. “Di fronte al bivio proposto da Conte, per l’ennesima volta ho messo da parte le mie esigenze per mettere davanti l’Italia” aggiungendo di essere stato decisivo, oggi come ad agosto per far cadere Matteo Salvini. È dunque un Renzi che dice di guardare all’interesse del Paese, che parla di dover fare politica e non dover fare sondaggi che “ti dicono quanto sei simpatico, mentre i dati Istat ti dicono quanto sei competente e io non ho mai avuto dubbi su cosa sia meglio”.



MATTEO RENZI “ECCO PERCHE’ HO SALVATO IL GOVERNO”

Per l’ex premier il Governo Conte non sarà certo eterno, ma in questo momento di lockdown appena terminato, il Coronavirus che ha fatto più di 30 mila vittime, una disoccupazione crescente e dati allarmanti “penso che sarebbe stato irresponsabile aprire una crisi al buio. Noi siamo gente seria, con la testa sulle spalle”. Circa lo spettro di un nuovo Governo, comunque, Renzi ha detto che qualora le camere si sciogliessero non si andrebbe comunque al voto, perché in un Parlamento come questo la maggioranza si troverebbe in un quarto d’ora; ma in ogni caso non è questo il suo interesse, quanto quello di lavorare in maniera seria e radicata per affrontare i problemi. “A me stanno a cuore gli italiani, non i litigi” ribadisce ancora una volta”. Ma la domanda, giustamente, è proprio quella sul lavoro in armonia: sarà possibile? Per Renzi sì, perché Giuseppe Conte ha già dato segnali incoraggianti su vari temi. “La priorità adesso è il piano shock e una politica industriale che faccia ripartire questo Paese”.



La preoccupazione dell’ex presidente del Consiglio resta quella delle aziende: la crisi di liquidità secondo lui potrebbe far arrivare molti capitali dall’estero che porterebbero via le imprese. O ancora, è possibile uno scenario in cui “la malavita metta le mani sulle PMI in crisi al Centrosud”. Dunque, temi cui fare fronte subito. Ma non con un rimpasto di Governo, anche se “devono capire che senza Italia Viva non c’è maggioranza”. Al Governo, Renzi chiede – come si diceva già inizialmente – di sbloccare i cantieri e di avere una visione più ampia di politica industriale: “Ho la presunzione di aiutare il Governo pur non essendo il mio”. E ancora, la scuola: questione enorme per il leader di Italia Viva. Fosse per lui le aule sarebbero già aperte, ma “mi hanno preso per matto” salvo poi capire quanto fosse giusta la richiesta. “E’ impensabile che mio figlio debba dare la maturità e non sappia ancora come, e ancora “se la scuola è la prima cosa che chiudi e l’ultima che riapri hai un gigantesco problema di questione educativa e di credibilità davanti ai ragazzi”.