Lo aveva già ribadito ieri nel suo primo commento ufficiale dopo le indagini sulla sua ex fondazione, ora però Renzi replica a distanza al suo “compagno di Governo” Luigi Di Maio il quale chiede urgente commissione d’inchiesta sul caso della Fondazione Open e dei suoi finanziamenti. «Se Di Maio vuole una commissione di inchiesta su come si finanzia la politica io ci sto. Mettiamoci dentro Partiti, Fondazioni e Srl vicine al Movimento che ricevono consulenze e collaborazioni da società pubbliche, non solo italiane. La trasparenza vale sempre, no?», scrive sui social il leader di Italia Viva con velato (mica troppo, ndr) riferimento alla Casaleggio Associati che gestisce il Movimento 5 Stelle. Secondo Renzi le entrate e le uscite di Open sono tutte tracciate, con trasparenza al massimo: «Open era una fondazione, non un partito. Sostenere il contrario per mandare 300 finanzieri a perquisire all’alba famiglie per bene, non indagate, colpevoli solo di aver finanziato in modo trasparente la politica, è sorprendente. E non era mai accaduto prima nella democrazia», scrive ancora Renzi che non si ferma davanti all’attacco alla magistratura, «i magistrati Turco e Creazzo che hanno firmato il provvedimento sono gli stessi che hanno firmato l’arresto dei miei genitori, arresto poi annullato dai magistrati del riesame. Ma intanto il danno mediatico era fatto. Nessun complotto, ovvio, solo coincidenze». L’ira di Matteo Renzi poi chiude l’intervento ribadendo quanto ora sarà ancora più difficile finanziare un progetto politico: non può lo Stato, non possono i privati («Con la “retata” di ieri hanno abolito il finanziamento privato a @ItaliaViva. Quale azienda donerà se rischia perquisizioni?»), e dunque si chiede l’ex Premier «Chi decide come si fonda un partito? La politica o la magistratura?».



DI MAIO “SERVE COMMISSIONE D’INCHIESTA SU FONDAZIONE RENZI”

Le perquisizioni delle ultime ore da parte della guardia di finanza di Firenze, avvenute presso la Fondazione Open, considerata una sorta di “salvadanaio” dell’ex presidente del consiglio, Matteo Renzi, rischiano di creare nuovi “disordini” all’interno della maggioranza. L’ex numero uno del Partito Democratico ha già di fatto rimandato al mittente ogni accusa, mentre il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, sembrerebbe pensarla diversamente. Attraverso un’apposita nota il capo politico del Movimento 5 Stelle ha infatti fatto sapere: “Lo abbiamo chiesto in più occasioni e continuiamo a farlo oggi: serve subito una commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti. Lo chiederemo nel contratto di governo che vogliamo far partire a gennaio. Si chiami patto, contratto, accordo, l’importante è che ci siano i contenuti”. Di Maio ha poi concluso il proprio pensiero specificando che il governo attualmente in carica durerà tre anni, ma solo “se le forze politiche di governo saranno compatte e se garantiremo la massima trasparenza sulla gestione di fondi pubblici e privati“. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



FONDAZIONE OPEN, INDAGINE E PERQUISIZIONI: IL COMMENTO DI RENZI

Matteo Renzi con una lunga nota su Facebook commenta le notizie relativa all’inchiesta nei confronti della Fondazione Open. L’ex premier ha chiarito che chi l’ha finanziata in questi anni «ha rispettato la normativa sulle fondazioni» e spiegato che ciò che facesse «è noto, avendo – tra le altre cose – organizzato diverse edizioni della Leopolda». Renzi si scaglia poi contro la giustizia show: «Se è giusto che i magistrati indaghino, è altrettanto giusto che io mi scusi con decine di famiglie per bene che stamattina all’alba sono state svegliate dai finanzieri in tutta Italia solo perché un loro congiunto ha sostenuto in modo trasparente la nostra attività politica». Il leader di Italia Viva parla di «un’operazione in grande stile, all’alba, di forte impatto mediatico». E cita i pm di Firenze Creazzo e Turco: «Sono loro, ad esempio, ad aver firmato l’arresto per i miei genitori, provvedimento – giova ricordarlo – che è stato annullato dopo qualche giorno dai magistrati del Tribunale del Riesame. Ma il danno mediatico, e psicologico, ormai era già stato fatto». E quindi Renzi lancia una provocazione, un suggerimento paradossale alle aziende: «Vi prego non finanziate Italia Viva se non volete passare guai di immagine. È un paradosso perché proprio noi avevamo voluto l’abrogazione del finanziamento pubblico e un sistema trasparente di raccolta fondi all’americana». L’ex segretario del Pd attenderà la fine delle indagini, e ciò che ne seguirà, con la solita fiducia nella giustizia: «Ci possiamo permettere di aspettare perché conosciamo la verità. Io credo nella giustizia. E so che la giustizia arriva, prima o poi arriva». (agg. di Silvana Palazzo)



VASTA INCHIESTA SULLA FONDAZIONE OPEN: RENZI, LEOPOLDA E…

Dopo le prime avvisaglie negli scorsi mesi, si allarga l’inchiesta sulla Fondazione Open, attiva dal 2012 al 2018 e nata per sostenere le principali iniziative politiche di Matteo Renzi (dalle primarie alla Leopolda): sono in corso fin da questa mattina perquisizioni a Firenze e in altre 10 città e secondo quanto appreso da Adnkronos sarebbe la diretta conseguenza di quanto avvenuto a settembre quando venne indagato Alberto Bianchi, avvocato di Firenze, amico dell’ex Premier ed ex Presidente della Fondazione. Secondo la procura di Firenze, l’operazione politica nata inizialmente per sostenere l’ex sindaco oggi leader di Italia Viva vedrebbe ipotesi di reato di traffico di influenze: i pm di Firenze ora però indagano anche per reati di violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici. Le perquisizioni vedono impegnati gli uomini della Guardia di Finanza nelle città di Milano, Torino, Roma, Napoli, Parma, Bari, La Spezia, Pistoia, Alessandria e Modena, oltre ovviamente a Firenze.

“RICICLAGGIO E ARTICOLAZIONE PARTITO POLITICO”

Ad essere perquisiti e in vista di possibili indagini approfondite sarebbero imprenditori o rappresentanti legali di società i cui nomi risultano tra i finanziatori della ex Fondazione Open. Le due campagne delle Primarie Pd, l’ascesa da sindaco a Premier e le diverse edizioni della Leopolda: queste spese sono al centro delle indagini, con l’ipotesi dei pm che punta tutto sulla posizione azione della Fondazione Open come «articolazione di partito politico». In particolare, segnala l’Ansa, l’azione in stile partito della Fondazione renziana sarebbe «ravvisata dalla Procura anche dalla presenza di ricevute di versamento da parte di alcuni parlamentari. Al tempo stesso la Fondazione Open avrebbe anche rimborsato spese a parlamentari». Il conteggio dei reati ipotizzati – ancora senza emissione di avvisi di garanzia – vede traffico di influenze illecite, riciclaggio, autoriciclaggio, appropriazione indebita e false comunicazioni sociali. Coinvolte nell’indagine anche le campagne elettorali per il referendum costituzionale del 2016 e per le convention di Renzi sia prima che durante il periodo a Palazzo Chigi.