Recentemente si è aggiunta una nuova pagina alla storia dell’incontro tra Matteo Renzi e l’ex 007 Marco Mancini che finì al centro di un’inchiesta del programma Report chiamata “Babbi e spie”, andata in onda il 3 maggio del 2020. Dietro alle riprese dell’incontro c’era una professoressa, che è sempre rimasta anonima (almeno ai fini della cronaca), che casualmente si trovava all’autogrill di Fiano Romano dove Renzi e Mancini si incontrarono per discutere di questioni che sembravano importanti. Il leader di Italia Viva, subito dopo la massa in onda del servizio deciso di denunciare la professoressa per ‘intercettazione abusiva di un parlamentare’, poi commutata dalla Procura di Roma in ‘diffusione di riprese e registrazioni fraudolente’.
Incontro Renzi-Mancini: la posizione della professoressa
Insomma, potrebbe ora chiudersi definitivamente la vicenda dell’incontro tra Renzi e Mancini, avvenuto il 23 dicembre del 2020 presso, appunto, l’autogrill di Fiano Romano. La professoressa, che si trovava nel luogo per puro caso, vide i due incontrarsi, senza riconoscere l’ex 007, e registrò un breve video, oltre a scattare 13 fotografie che, poi, inviò alla redazione di Report, dando il via all’inchiesta della trasmissione. Dal conto suo il leader di Italia Viva si è sempre giustificato sottolineando che l’incontro era dovuto al fatto che l’ex 007 voleva consegnargli un regalo natalizio.
Contestualmente, comunque, a finire nel centro della bufera per l’incontro tra Renzi e Mancini fu proprio la docente, prima accusata di intercettazioni abusive e poi, sempre per volontà del leader di Italia Viva, di far parte dei servizi segreti. Tesi, quest’ultima, caduta in seguito a diversi accertamenti da parte degli inquirenti che hanno escluso ogni tipo di rapporto tra la professoressa e gli 007. Ora, invece, sull’incontro tra Renzi e Mancini potrebbe cadere l’ultima accusa mossa contro la professoressa, che aveva giustificato le acquisizioni di immagini ai sensi dell’articolo 617 che, punendo la ‘diffusione di riprese e registrazioni fraudolente’, prevede anche la non punibilità nel caso le registrazioni servano ai fini dei diritti di difesa e/o cronaca. Quest’ultima la versione che la professoressa ha più volte ripetuto alla Procura che, infine, ha deciso di crederle.