Le avvisaglie si erano già viste sul Decreto Fiscale, poi il fondo Salva-Stati del Mes ha aperto il vaso di pandora, assieme alla riforma della prescrizione: il caos nel Governo è bello che servito, con Matteo Renzi che non da oggi arriva ad autentiche bordate contro i propri stessi alleati a Palazzo Chigi, minacciando un possibile ritorno alle urne. Italia Viva è un partito tra il 4 e il 5%, non dovrebbe incidere in teoria, ma in un Governo di coalizione accade anche questo: e dunque, come spiegato dal renziano Luigi Marattin questa mattina, «Esattamente 3 anni fa fallì – per la contrarietà del 60% degli italiani e di tutte le forze politiche meno una – un progetto di maggioritario e monocameralismo di fatto. L’alternativa solo i governi di coalizione. Che, piaccia o no, funzionano così». Dovendo convivere con M5s, Pd e LeU, Renzi prova a conquistarsi il suo spazio politico e davanti alle continue liti interne al Governo arriva ad attaccare oggi sul Messaggero «Mi accontenterei che Di Maio rappresentasse gli italiani partecipando ai vertici internazionali. Il fatto che il Ministro degli Esteri non vada al G20 per riunioni politiche in Italia è gravissimo. Quanto ai parlamentari M5S ci facciano sapere: se vogliono andare al voto, lo dicano. Certo è che dopo la riforma costituzionale per ridurre a 600 i parlamentari adesso devono essere coerenti: si taglino davvero, senza scherzi, i 345 seggi eccedenti. E la pattuglia grillina sarà decimata. Contenti loro, contenti tutti».



RENZI MINACCIA IL GOVERNO: LE PROSSIME MOSSE

Insomma, il “solito” Renzi che attacca e prepara la tattica, lancia messaggi tanto al Governo quanto alle opposizioni – come sul voto per la prescrizione, dove Italia Viva era pronta a votare con Forza Italia per bloccare la Legge Bonafede – e invoca uno spauracchio finora tenuto fuori dalle discussioni a Palazzo Chigi: «siamo preoccupati: nelle prossime settimane il governo dovrà fare un intervento delicato per salvare una banca, fare un altro prestito ponte ad Alitalia, rimediare i danni sulla giustizia, eliminare ogni aumento di tasse rimasto. Noi diamo una mano, ma almeno ci sia una strategia» (ancora dall’intervista al Messaggero). Come riporta un retroscena di Maria Teresa Meli sul CorSera, Renzi ai suoi avrebbe espresso tutte i dubbi sul Governo, esprimendo insofferenza per le troppe liti e per l’appunto aprendo alla possibilità delle Elezioni, «metto in conto il voto»; in realtà al Messaggero, Renzi spiega come per lui si dovrebbe votare nel 2023, ma ammette «Non è un timore del Pd, ma una loro (folle) speranza. Una parte del Pd sogna le urne, invocandola con lo stesso giubilo con cui hanno anticipato le elezioni in Umbria, condannandosi a una clamorosa sconfitta. Fosse per me si voterebbe nel 2023. Ma non l’ha ordinato il dottore di stare tutti insieme. Chi vuole rompere deve solo dirlo». In tutto questo caos – che potremmo riassumere in Mes, Manovra, Dl Fiscale, Alitalia, Ilva, prescrizione, Autonomia differenziata e la stessa inchiesta Open che ha di fatto originato questa seconda fase “impetuosa” di Renzi nel breve Governo Conte-2 – l’ex Premier lancia anche un messaggio alla Lega di Salvini: «sui rapporti tra Conte e il prof Alpa se la sbrighino loro, come pure sulla guerra che Di Maio fa al premier. Hanno messo, per citare Formica, la merda nel ventilatore, ma io grillino non lo divento. Punto. E non pensino di potermi convincere per via giudiziaria. Ho tentato di aiutarli, gli ho dato un’ occasione, ma hanno scelto l’autodistruzione. Io sto a guardare. Certo se io fossi Salvini accetterei subito una legge elettorale proporzionale per avere sicuramente subito dopo le elezioni. Così, invece, anche se cade Conte, rischia solo di avere un altro governo». Attacchi e tattica: è ancora il “solito” Renzi.



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