Renzo Arbore tra i protagonisti della replica di Una Storia da Cantare, nella puntata dedicata all’artista bolognese Lucio Dalla. Il conduttore radiofonico, clarinettista, ha deciso di dare il suo contributo alla serata, insieme al comico Gigi Proietti. Nella chiacchierata coi padroni di casa, Bianca Guaccero ed Enrico Ruggeri, Renzo Arbore racconta un aneddoto particolare: “Dovete sapere che anche Woody Allen suona il clarinetto, così come Pupi Avati. Il clarinetto è uno strumento diverso, che si intrufola. Non è coma la tromba. Il clarinetto ha la capacità di sfottere gli altri strumenti”. Ed ecco un video di repertorio con Lucio Dalla alle prese con il medesimo strumento. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
Renzo Arbore e la sua propensione a condividere la cultura
Renzo Arbore ha deciso di condividere la sua musica con tutti i fan in forma gratuita. Lo showman, da sempre considerato napoletano d’adozione, ha promosso una serie di quattro concerti gratuiti che lo vedranno al fianco dell’Orchestra Italiana. La prima tappa è stata quella dello scorso 4 agosto a Piano di Sorrento, mentre il 26 l’artista si troverà a Benevento, per poi approdare a Santa Maria di Castellabate il 29 del mese e infine a Lioni l’1 settembre. La recente quarantena non ha spento comunque il desiderio di Arbore di continuare a sorridere, anche di fronte ai dolori della vita. Merito della sua forte fede, che gli ha permesso di osservare i comandamenti per tutta la sua intera esistenza. Anche per questo ha iniziato a collezionare statue della Vergine. “Ne ho una stanza piena“, ha detto di recente a Famiglia Cristiana, “mi ha sempre affascinato che esistessero molte versioni della Madonna. Ho comprato le statue nei posti più disparati: in Brasile, Messico, Cuba, Spagna… però accanto al mio letto c’è la Madonna di Pompei. Non si tocca”. Il motivo è molto semplice ed è legato alla sua infanzia: da piccolo la sua famiglia lo portava ogni anno, in occasione della Pasqua, al santuario della Madonna nera che si trova a Foggia. “L’iter era sempre lo stesso”, ha sottolineato, “Si andava a Pompei, a visitare il santuario rendendo omaggio alla Vergine, per poi proseguire verso Sorrento, Amalfi”.
Renzo Arbore, “Lucio Dalla non fu capito fino in fondo”
Renzo Arbore si è sempre augurato che Lucio Dalla venisse studiato nelle scuole, a maggior ragione dopo la sua scomparsa. Le cose sono andate in modo diverso e lo showman se ne è spesso dispiaciuto. “Era troppo bravo e per questo, benchè celebrato, da vivo non è stato davvero capito fino in fondo“, ha detto qualche tempo fa all’Avventire, “e la colpa, all’inizio, è stata anche nostra, di noi deejay”. L’incontro fra il conduttore e il cantautore è avvenuto nel lontano ’64, quando conduceva Bandiera Gialla con Gianni Boncompagni. Al contrario di quest’ultimo, che non vedeva un futuro in Dalla, Arbore ha ribattuto con una determinazione contraria. “Per un bel po’ di anni pensai di essermi sbagliato”, ha aggiunto. Lucio infatti faticava a farsi apprezzare e per Renzo il motivo è da ricercare nella sua matrice jazz. “È stata sì la sua forza e la caratteristica principale del cosiddetto Dalla sound“, ha sottolineato, “ma nei primi 10-15 anni ha rappresentato più che altro un ostacolo nell’intercettare il grande pubblico. Il jazz per sua natura è un po’ ostico. Lucio pagò un caro prezzo alla sua anima jazzistica“. Oggi, sabato 15 agosto 2020, Una storia da cantare tornerà in replica su Rai 1 con un omaggio a Lucio Dalla. E ci sarà anche Renzo Arbore fra i presenti: al fianco di Gigi Proietti, racconterà il lato più ironico dell’artista bolognese.