Con la crisi pandemica un elemento è tornato di strettissima attualità nella nostra vita quotidiana: l’ospedale. E su di esso va il ragionamento odierno su “La Stampa” dell’archistar Renzo Piano che immagina una nuovo Umanesimo italiano ed europeo che possa partire proprio dagli ospedali e le strutture sanitarie, spesso purtroppo scadenti e cadenti in diverse aree del Paese. «Serve un salto culturale. Gli ospedali sono ovviamente e soprattutto luoghi destinati all’eccellenza medica, ma anche luoghi in cui la passione umana è di casa più che altrove», spiega l’architetto che ha ri-progettato il ponte di Genova dopo la caduta del Morandi.

Ancora oggi e soprattutto con la pandemia «gli ospedali sono luoghi di passione, intesa sia come sofferenza, sia come slancio. Fortunatamente l’architettura non è solo l’arte di rispondere ai bisogni, ma anche ai desideri, persino ai sogni»; per questo motivo, proprio come segno di speranza dopo l’orrore del coronavirus, il nuovo Umanesimo dovrebbe ripartire proprio dal ripensare gli ospedali, simbolo della sofferenza durante la pandemia. «Non voglio entrare nella diatriba tra pubblico e privato, ma non possiamo sfuggire a questo fatto: la salute deve essere pubblica», spiega ancora Piano citando il suo amico Gino Strada, «un amico fraterno, mi disse che per Emergency in Uganda ne voleva uno scandalosamente bello».

LA RIVOLUZIONE NEGLI OSPEDALI

Per l’architetto famoso in tutto il mondo la pandemia Covid può davvero insegnarci molto, tra cui «bellezza e scienza debbano viaggiare unite lo sappiamo da molto tempo. Umberto Veronesi lo teorizzava già 20 anni fa». Renzo Piano annuncia di star progettando un nuovo nosocomio a Parigi, il più grande e moderno ospedale di Francia: «i tempi sono maturi per il salto culturale, gli ospedali devono essere belli e Parigi investe un miliardo». Ancora l’archistar racconta a “La Stampa” come nel corso della sua carriera abbia opere pubbliche, scuole, sale da concerti, università na anche ospedali, «perché credo nella trasformazione e perché penso che queste opere rendano le città luoghi di civiltà e di convivenza. Vedere il lungo Senna vuoto mi fa stare male».

L’esperienza del ricovero è un “calvario” incredibile, conclude Renzo Piano, «Entrare in ospedale è come stare in apnea. Che tu sia malato, parente, medico o infermiere, vivi uno stato di sospensione. La passione è l’elemento dominante, una sorta di sconvolgimento interiore che si confonde alla solidarietà e al dramma di quei momenti. Gli esseri umani ne sono completamente coinvolti. E’ ovvio che l’eccellenza medica sia l’elemento di partenza, ma deve essere affiancata dall’eccellenza umana».