Questa sera su Rai 3 i riflettori si riaccendono sul grande Roberto Rossellini e l’occasione è propizia per ripercorrere eventi e volti di quella che è stata non solo la straordinaria carriera cinematografica di uno dei padri nobili di questa arte in Italia ma pure la curiosa e avventurosa vicenda umana e sentimentale della sua famiglia: una vera e propria saga famigliare, come emerge dalle parole e dall’opera di suo nipote Alessandro, regista del documentario “The Rossellinis” e che porta sul grande schermo i protagonisti di quell’epoca e anche coloro che oggi ricordano la figura di Roberto. A partire da Renzo Rossellini, figlio del regista e di Marcella de Marchis, nonché a sua volta padre di Roberto che ha esordito dietro la macchina da presa con questo docu-film premiato con un Nastro d’Argento.



Classe 1941 e unico figlio della coppia (l’altro, Romano, nato nel 1927 purtroppo scomparve prematuramente all’età di soli 9 anni), sovente veniva chiamato dai genitori “Renzino” proprio per distinguerlo da Renzo Rossellini, fratello del regista e noto compositore di musiche per il grande schermo. A differenza di cotanto padre, lui ha trovato nel corso degli anni una sua strada soprattutto come produttore cinematografico pur avendo lavorato anche come regista ed aiuto regista sul set assieme a Roberto: in occasione di una intervista concessa in coppia con la sorellastra Isabella, nata dalla relazione avuta dal papà con Ingrid Bergman, Renzo ha spiegato che quando parla di lui ai giovani cerca di levare l’immagine mitologica con cui veniva descritto da tanti, prediligendo la parola “papà”.



RENZO ROSSELLINI, “IN ITALIA MIO PADRE E’ STATO DIMENTICATO E…”

E a proposito del ricordo indelebile che lo lega maggiormente al genitore, scomparso nel lontano 1977, Renzo Rossellini non ha dubbi: “Il vero cinema, come qualunque mezzo di comunicazione, deve avere obbiettivi etici, non solo estetici” ha spiegato parlando di idee da sviluppare e su cui lavorare e non di mere merci. Oggi a suo dire manca una figura come quella di Roberto nel panorama cinematografico nostrano dato che quest’arte deve diventare “uno strumento didattico capace di aprire i cervelli e rendere lo spettatore parte attiva nella società umana”. In questa sua riflessione, inoltre, Renzo non ha mai nascosto una critica non solo allo scenario contemporaneo ma anche al modo in cui suo padre non viene adeguatamente ricordato.



Più volte in passato, infatti, il figlio di Rossellini aveva ricordato come in occasione dell’anniversario della scomparsa del padre del Neorealismo c’era stata una sorta di indifferenza non solo da parte delle istituzioni ma pure della stessa comunità cinematografica: “Diciamo che è stato solo in quel momento che l’ho percepita, perché i media e i giornali non si erano tanto interessati all’anniversario” aveva detto, spiegando che non si trattava di un atteggiamento riscontrato poi in molte altre occasioni. “Ma in Italia è stato quasi completamente dimenticato… Da noi il Ministero e il Governo non hanno fatto nulla” aveva ricordato tempo fa con una punta di amarezza, parlando apertamente di ignavia e di “secoli di indifferenza”.